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Il Cipe dimezza i fondi per la banda ultralarga

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Questo articolo è stato pubblicato il 27 novembre 2010 alle ore 06:37.


ROMA
Paradossale delibera quella approvata ieri dal Cipe: il governo mette la banda ultralarga tra le priorità del piano per il mezzogiorno da finanziare con i fondi Fas e Ue riprogrammati e poi nella stessa seduta del comitato interministeriale taglia netti 400 milioni su 800 al progetto dell'infrastruttura tecnologica. È l'effetto dell'ordine del giorno del comitato interministeriale che insieme doveva varare le regole per la riprogrammazione dei vecchi e nuovi fondi Fas e Ue incagliati per 32-35 miliardi e il taglio da 5 miliardi ai fondi Fas 2007-2013 (3 miliardi sui fondi regionali, 2 su quelli nazionali residui).
Le due decisioni, per rendere ancora più paradossale l'esito della riunione, agiscono su scale temporali diverse: il taglio dei fondi è immediato mentre la delibera dice che i tempi per la riprogrammazione restano lunghi e incerti, nonostante i tentativi di accelerare. Sulla riprogrammazione si conferma quanto anticipato oggi dal Sole 24 Ore, che i fondi Fas e Ue interessati in prima battuta all'operazione voluta da Raffaele Fitto per finanziare il piano sud oscillano fra 32 e 35 miliardi: 6,1 miliardi dei progetti finanziati con il Fas 2000-2006 fermi sotto il 10% di stato di attuazione, 6-7 miliardi di fondi Ue 2000-2006 liberati dai progetti sponda e 19,4 miliardi di Fas 2007-2013 ancora da programmare.
A questi il governo aggiunge progetti finanziati con i fondi Ue 2007-2013 per 40 miliardi. Una delle due novità inserite nella delibera riguarda proprio la forzatura su quest'ultimo capitolo delle risorse Ue. «È evidente – afferma il documento alla base della delibera – che la riprogrammazione dei fondi deve estendersi ai fondi comunitari».
La forzatura sta nel fatto che teoricamente il governo potrebbe poco su questa partita, giocata formalmente sull'asse diretto tra regioni e commissione Ue. In realtà il livello di spesa molto basso dei programmi finanziati dall'Unione (appena il 7% del totale) e la scadenza del 31 dicembre 2011 in cui si dovranno documentare gli obiettivi raggiunti, pena il disimpegno dei fondi, aiutano il governo a far rientrare anche queste risorse nella partita complessiva. Di fronte a un piano di effettive priorità infrastrutturali strategiche, Fitto troverà alleati a Bruxelles e fra gli stessi governatori per riposizionare anche una parte di queste risorse. La questione è più importante di quanto sembri per il ministro delle regioni e della coesione territoriale perché mentre il Fas ha una cassa manovrata dal ministero dell'Economia con il contagocce, i fondi europei sono tutti moneta vera e darebbero quindi consistenza al polmone finanziario del piano sud.

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Tags Correlati: Cipe | Fas | Fondi e stanziamenti dell'Unione Europea | Raffaele Fitto |

 

La seconda novità introdotta dalla delibera Cipe sulla riprogrammazione dei fondi riguarda la scadenza data ai governatori per presentare entro 30 giorni una nuova proposta di Por, il piano operativo regionale da finanziare con i fondi Fas 2007-2013. È una telenovela che va avanti da due anni senza che si sia arrivati ad alcuna decisione. Vengono ora dettati nuovi criteri, indicando già le priorità cui dovrà essere destinata buona parte dei fondi, e vengono imposti requisiti minimi di fattibilità che evitino nuove lungaggini nella progettazione degli interventi. Anche la Sicilia, l'unica regione che aveva già visto approvato il piano, dovrà ridefinire gli interventi sulla base dei criteri e dei tagli intervenuti.
I tagli, appunto. Le tabelle all'esame del Cipe chiariscono dettagli che non erano noti fino a giovedì sera. Sulla parte dei fondi di competenza dei governatori – in tutto 27 miliardi che diventano 24 - c'è la ripartizione regione per regione. La novità più interessante è su quel che resta del Fas nazionale che la tabella Economia-Coesione territoriale quantifica in 3.370 milioni, probabilmente con qualche sopravvalutazione.
Sull'intero pacchetto di decisione del Cipe incombe la valutazione delle regioni. La delibera dovrà essere sottoposta alla conferenza stato-regioni, mentre le riprogrammazioni andranno definite e approvate con singole intese tra governo e singole regioni.
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