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Una Jeep per Mirafiori

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Questo articolo è stato pubblicato il 27 novembre 2010 alle ore 06:36.


TORINO. Dal nostro inviato
Un miliardo di investimenti per produrre a Mirafiori berline e SUV con i marchi Alfa Romeo e Jeep, previo trasferimento della fabbrica a una joint venture fra Fiat e Chrysler. Questa la proposta che Sergio Marchionne ha fatto ai sindacati nella riunione tenutasi a Torino nella sede dell'Unione industriale; in cambio, l'amministratore delegato della Fiat ha chiesto una «disponibilità a modulare gli orari di lavoro e l'organizzazione interna in modo da permettere il massimo utilizzo dell'impianto»; riferendosi alle polemiche dei mesi scorsi ha invitato a «ripartire da un foglio bianco» e «tenere la politica fuori dalla porta».
Vediamone i dettagli: il progetto prevede la formazione di una joint venture tra Fiat e Chrysler per produrre auto di alta gamma con i marchi Alfa Romeo e Jeep; un meccanismo, quello della cosiddetta newco, che ricalca quello di Pomigliano ma con l'importante novità del socio americano. Mirafiori, spostata nella nuova società, produrrà sia berline che SUV sulla stessa piattaforma, quella che internamente viene definita Compact-wide; è in sostanza la piattaforma della recente Alfa Romeo Giulietta, che è stata allargata e adattata alle esigenze del mercato americano: essa costituirà la base di tutte le vetture dei segmenti C e D, anche quelle prodotte da Chrysler negli Usa. I livelli produttivi previsti, ha detto Marchionne, sono compresi tra le 250 e le 280mila unità: sostanzialmente in linea con quanto previsto dal piano quinquennale Fiat presentato lo scorso 21 aprile e molto di più delle 180mila unità del 2009 e delle 120mila previste per quest'anno. È dal 2003 che a Mirafiori non si raggiungono quei volumi di produzione.
L'investimento previsto per arrivarci è di oltre un miliardo di euro, comprensivo di quanto destinato ai singoli modelli; la somma verrà ripartita pro-quota tra i due soci in proporzione ai volumi produttivi che ciascuno dei due acquisterà. Secondo «Automotive News Europe» Alfa Romeo potrebbe aver bisogno di circa 150mila tra berline (l'erede della Giulia) SUV, il che comporterebbe una quota di investimento di circa 600 milioni; i restanti 400 circa sarebbero a carico di Jeep che conterebbe di produrre 100mila unità dei modelli Compass/Patriot della nuova generazione (lancio previsto nel 2013). La ripartizione delle quote nella newco dovrebbe vedere la maggioranza in mano a Fiat in proporzioni non troppo diverse da quelle dell'investimento.

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Tags Correlati: Accordi e joint ventures | Alfa Mito | Alfa Romeo | Chrysler | Fiat | General Motors | Italia | Jeep | Mark W. | Paolo Rebaudengo | Sean Penn | Sergio Marchionne | Volkswagen

 

I nuovi modelli prodotti a Mirafiori – anche quelli Alfa – verranno esportati in tutto il mondo, America compresa. Se verrà raggiunto in tempi brevi un accordo sulla produttività, ha detto Marchionne, lo stabilimento sarà pronto ad avviarne la produzione nella seconda metà del 2012. Cosa succederà di qui ad allora? Attualmente da Mirafiori escono Fiat Multipla, Punto Classic, Idea, Lancia Musa e Alfa Mito. Entro l'anno le prime due andranno fuori produzione; le due monovolume Idea e Musa, arriveranno al 2012, quando verranno sostituite dalle eredi in arrivo dalla Serbia; la Mito resterà anche dopo l'avvio dei nuovi modelli, a meno che i volumi produttivi di questi ultimi non lo impediscano. Secondo Marchionne l'investimento proposto ieri «comporterà la saturazione degli attuali addetti e aprirà la strada ad eventuali possibilità di crescita occupazionale». Nel suo discorso, il numero uno del Lingotto ha lodato i lavoratori di Mirafiori che «hanno sempre dimostrato di avere grandi capacità e di saper fare qualunque tipo di vettura», e ha poi sottolineato che «sarebbe la prima volta che uno stabilimento Fiat in Italia produce automobili per un'azienda straniera»; l'operazione Jeep a Mirafiori si inserisce in un significativo processo di internazionalizzazione della filiera automobilistica piemontese, dal recente acquisto di Italdesign da parte della Volkswagen alla presenza di General Motors con il centro di ricerca mondiale sui motori diesel.
Marchionne ha parlato ieri per poco meno di un'ora ai delegati sindacali, lasciando poi al responsabile Fiat delle risorse umane, Paolo Rebaudengo, il compito di illustrare le proposte del Lingotto sulle condizioni di flessibilità e governabilità dell'impianto (si veda l'articolo qui a fianco). Dal top manager sono venuti segnali di apertura: «Non abbiamo nessuna posizione preconcetta e nessuna rigidità sulle modalità necessarie per utilizzare al meglio la capacità produttiva. Ci possono essere soluzioni diverse e si possono discutere. Abbiamo solo bisogno di trovarne una». La cosa più importante, avverte Marchionne, è trovarla in tempi brevi; poi – ha suggerito lui stesso – si potrebbe far ricorso a un referendum tra le tute blu «per sapere cosa ne pensano».
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