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Questo articolo è stato pubblicato il 27 novembre 2010 alle ore 06:36.
ROMA
L'avvio del tavolo su Mirafiori è stato accolto positivamente da tutti i sindacati, compresa la Fiom che ha espresso un giudizio articolato sul piano Fiat. Si punta a chiudere entro Natale il negoziato che entrerà nel vivo lunedì: al tavolo i due principali nodi da sciogliere riguardano la creazione della newco e i turni per assicurare il rilancio produttivo dello stabilimento torinese.
Ieri i riflettori erano puntati sulle tute blu della Cgil, tornate al negoziato dopo l'accordo firmato a Pomigliano da Fiat e da tutti gli altri sindacati. La presenza della Fiom al tavolo rappresenta un segnale importante, anche se sono già emerse le prime critiche dalla leader della Cgil, Susanna Camusso, che se per un versante sottolinea il «dato positivo dei modelli da produrre a Mirafiori», dall'altro considera il piano per Mirafiori «insufficiente per capire quale sia il segno di Fabbrica Italia e quale la prospettiva del gruppo, dove sta la testa, se negli Usa». Il clima comunque è cambiato rispetto ai giorni della rottura di Pomigliano, il numero uno della Fiom, Maurizio Landini, giudica «importante il progetto per produrre a Mirafiori auto e suv di classe superiore, con la tutela dell'occupazione», dice che la sua organizzazione è «assolutamente determinata a far partire un vero negoziato, senza preconcetti», pur considerando la newco «inaccettabile».
Pienamente soddisfatto, il leader della Cisl che da settimane premeva per l'avvio del confronto su Mirafiori. Per Raffaele Bonanni la nuova jeep della Chrysler «è una produzione che vale 8 monovolume», ed è «una risposta a tutti i menagrami che ogni volta che c'è da fare un passo avanti in Italia cominciano a disegnare tinte fosche». Anche per il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, «l'obiettivo è molto semplice, dobbiamo mettere in sicurezza Mirafiori con nuovi modelli da produrre e garantendo l'occupazione», l'auspicio è che «tutti lavorino nella stessa direzione». L'esito del primo round negoziale ha spinto il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, a sbilanciarsi: «vedo le parti destinate ad un accordo in tempi brevi», ha detto, giudicando la proposta di Marchionne «molto apprezzabile», perchè «ha confermato il progetto Fabbrica Italia e indicato per Mirafiori anche produzioni che entrano nel nostro Paese in relazione alla collaborazione con Chrysler». Sacconi pensa che per Mirafiori «con le dovute differenze fra i due stabilimenti, occorra operare come a Pomigliano, rispettando l'orario del contratto nazionale si può arrivare ad una sua rimodulazione». Secondo il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, «si apre una prospettiva di produzione e di investimenti, con modelli che possono competere sui mercati nazionali e internazionali», è importante «passare subito alla fase operativa del piano», Mirafiori «può essere un esempio positivo anche per gli altri stabilimenti italiani». Giudizi positivi arrivano anche dall'opposizione, per Cesare Damiano (Pd) «l'incontro con tuti i sindacati è un buon inizio». da parte delle imprese, per il presidente degli industriali di Torino, Gianfranco Carbonato, è «un primo significativo passo sul terreno di un confronto che si auspica rapido e produttivo».