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Questo articolo è stato pubblicato il 28 novembre 2010 alle ore 16:12.
Nel piano europeo salva-stati entreranno anche gli investitori privati, cioè le banche, mentre Bruxelles dà il via libera agli aiuti per l'Irlanda. Giornata storica a Bruxelles per mettere ordine nel sistema di salvataggio dell'euro-zona. Passa la linea della Merkel. L'Europa sarà più solida.
Le banche nel fondo salva stati. Dopo che i ministri delle Finanze dell'Eurogruppo e dell'Ecofin hanno dato lo scontato imprimatur al piano di salvataggio per Dublino da 85 miliardi di euro in tre anni, di cui 35 per salvare le banche e 50 per le casse dello stato, la Germania e la Francia hanno sottoposto, a sorpresa, un piano comune per attivare un meccanismo permanente anti-crisi che a partire dal 2013 coinvolga gli investitori privati e preveda la ristrutturazione dei bond di quei creditori dei paesi dell'eurozona in crisi di insolvenza. «La proposta non contiene sorprese per il mercato», ha detto il portavoce del governo tedesco memore delle polemiche provocate dalle prime dichiarazioni del cancelliere Angela Merkel per coinvolgere i privati nei salvataggi dopo il vertice di Deauville con il presidente Nicolas Sarkozy, il 18 ottobre scorso.
Merkel telefona a Berlusconi. Il cancelliere tedesco, tra l'altro, nel pomeriggio di domenica ha chiamato al telefono anche il premier Silvio Berlusconi per cercare il sostegno sul meccanismo anticrisi. Il primo ministro italiano ha evidenziato le priorità del nostro paese e contribuito alla stesura del documento che parla di interventi dei privati solo «caso per caso» e non ha l'automaticità che i tedeschi volevano. La proposta franco-tedesca prevede che dopo il 2013 i creditori di stati insolventi dell'area euro potrebbero subire ristrutturazioni, cioè perdite, attraverso dilazioni delle scadenze, del pagamento degli interessi e una riduzione del capitale (haircuts).
La riunione d'emergenza dell'Eurogruppo e dell'Ecofin ha approvato anche l'atteso piano di aiuti per l'Irlanda. L'Eurogruppo è stato chiamato a dare una risposta forte all'emergenza e al rischio contagio che sempre di più sta mettendo a dura prova la stabilità della zona euro. Con paesi come il Portogallo e la Spagna che potrebbero essere le prossime vittime della speculazione sui mercati. Le parti si sono confrontate su come risolvere il problema degli aiuti in modo permanente visto che ormai tutti hanno capito che l'Unione monetaria non elimina il rischio: lo sposta, dal rischio di cambio al rischio di default. O come aveva detto senza mezzi termini il capo della Bundesbank Axel Weber: «La prossima volta che c'è un problema, (gli obbligazionisti) dovrebbero essere parte della soluzione anziché parte del problema. Finora gli unici che hanno pagato per la soluzione sono i contribuenti».
«Siamo in una situazione molto seria e dobbiamo dare una risposta sistemica alla crisi», ha ammesso il commissario Ue agli affari economici e monetari, Olli Rehn, prima del vertice sottolineando come le turbolenze finanziarie in atto rischiano di compromettere la già incerta ripresa economica del Vecchio Continente. Anche il presidente di turno dell'Ecofin, il ministro belga Didier Reynders, ha spiegato come, al di là del caso Irlanda, è stato fatto «il punto sulla situazione dell'insieme della zona euro», con l'Eurogruppo che dovrà dare prova di solidarietà ma anche di «resistenza di fronte agli schock» interni ed esterni.
L'asse franco-tedesco. L'inizio della riunione dell'Eurogruppo è stata preceduta da una conference-call tra la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy da una parte, e dall'altra il presidente della Bce Jean-Claude Trichet, quello della Commissione Josè Manuel Barroso, quello della Ue Herman Van Rompuy e quello dell'Eurogruppo Jean-Claude Juncker. Il documento congiunto sul meccanismo permanente di salvataggio con l'intervento dei privati predisposto da Parigi e Berlino è stato sottoposto agli altri partners europei. Proprio dalla Germania, intanto, erano arrivati nei giorni scorsi i rumors di un possibile raddoppio del Fondo salva-Stati, quello creato in maggio dalla Ue per venire in soccorso dei Paesi euro in difficoltà. Fondo attualmente dotato di 440 miliardi di euro e che oggi è stato attivato per la prima volta per sostenere Dublino.
Tasso del 6% per Dublino. Per quel che riguarda, invece, il piano di aiuti da 85 miliardi all'Irlanda la questione è chiusa. La ripartizione degli aiuti prevede una quota uguale a carico del Fondo salva-Stati della zona euro (Efsf), del bilancio Ue (Efsm) e dell'Fmi. A ciò si dovrebbe aggiungere una quota di prestiti bilaterali concessi da Regno Unito, Svezia e Danimarca. Il tasso di interesse da applicare ai prestiti che Dublino dovrebbe ricevere nei prossimi tre anni sarà del 6%, un po' di più rispetto al 5,2% della Grecia.
Più tempo alla Grecia. Infine l'Fmi e l'Ue hanno esteso di quattro anni, passando da 6 a 10 anni, il periodo di ripagamento del prestito di 110 miliardi di euro alla Grecia per dare respiro al paese e lanciare un segnale di tranqullità ai mercati. Lo ha indicato Poul Thomsen, l'ispettore del Fmi incaricato di sorvegliare l'attuazione del piano di risanamento greco.
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