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Questo articolo è stato pubblicato il 28 novembre 2010 alle ore 14:35.
L'ultima modifica è del 28 novembre 2010 alle ore 15:04.
Ormai nessuno s'illude più che salvare l'Irlanda possa davvero evitare che il contagio si estenda anche al Portogallo e alla Spagna. Cosa fare per evitare che ciò accada? Nessuno sa offrire risposte convincenti. L'incertezza che ne consegue paralizza i mercati e accelera l'estensione della crisi.
Ogni paese ha i suoi problemi, che sono in parte diversi da quelli del vicino. Ma alla base di questa seconda crisi dell'euro vi sono due problemi comuni. Il primo, più fondamentale, è la separazione tra politica fiscale e politica monetaria.
L'esperienza dei paesi emergenti ci ha insegnato che, quando un debitore sovrano non può indebitarsi nella sua valuta, la sua posizione è molto più fragile. Uno stato che emette debito nella sua valuta può arrivare ad avere un debito pubblico ben superiore al 100% del reddito nazionale, senza che questo causi problemi o instabilità finanziaria. Ma i paesi che s'indebitano in valuta estera tipicamente sono costretti a fermarsi prima. La crisi del 2001 in Argentina, ad esempio, è scoppiata quando il debito pubblico aveva raggiunto il 63% del reddito nazionale.
La ragione di questa maggiore fragilità è che, quando il debito è denominato in valuta estera, la banca centrale non può aiutare lo stato se i mercati si rifiutano di rinnovare il debito in scadenza: stampare moneta non serve a nulla, perché induce una svalutazione del cambio che aggrava l'onere del debito. La consapevolezza che manca questa valvola di sicurezza espone il debitore sovrano alla volatilità dei mercati finanziari. Fino a che i mercati hanno fiducia, il debito è sostenibile e non vi sono problemi. Ma se la fiducia viene a mancare, non c'è più nulla da fare, perché il peso del debito in scadenza può facilmente diventare insostenibile. In altre parole, la banca centrale è un pilastro fondamentale su cui si regge la stabilità di un debitore sovrano. In condizioni normali, non ce ne accorgiamo. Ma l'assicurazione implicita che, in condizioni estreme, possiamo contare sull'aiuto della banca centrale è ciò che rende stabile il sistema.
I paesi dell'area euro possono indebitarsi nella loro valuta, naturalmente. Tuttavia, nessun singolo paese può contare sulla politica monetaria per far fronte a situazioni d'emergenza. Questa era la condizione per consentire alla Germania di mettere in comune la moneta e la banca centrale. La conseguenza inevitabile è che le crisi di fiducia sul debito sovrano sono più probabili, e possono coinvolgere anche paesi che non hanno raggiunto un rapporto debito/Pil particolarmente elevato, come appunto Spagna e Portogallo. Ci eravamo illusi di poter ignorare questo problema. Ora scopriamo che non è così.