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Parte il reattore nucleare iraniano

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Questo articolo è stato pubblicato il 28 novembre 2010 alle ore 06:38.

Nonostante i cyber-attacchi con il virus Stuxnet che a luglio aveva colpito e paralizzato il sistema di controllo della centrale di Bushehr, l'Iran ha annunciato ieri che la sua prima centrale nucleare è entrata in funzione, anche se sarà pienamente operativa solo entro la fine di gennaio.
A dare la notizia in toni trionfalistici (ma la cautela è d'obbligo visto i ripetuti annunci poi sempre smentiti per imprecisati problemi tecnici) è stato il capo dell'agenzia atomica di Teheran, Ali Akhbar Salehi. «Abbiamo finito di installare tutte le barre di combustibile e chiuso la calotta del reattore di Bushehr e ora stiamo aspettando che l'acqua nel cuore del reattore si riscaldi poco a poco», ha spiegato. L'elettricità prodotta dalla centrale, che ha una capacità di 1.000 megawatt, dovrebbe essere immessa sulla rete elettrica nazionale «entro un mese o due».
La centrale della città del sud, iniziata ai tempi dello Shah (il progetto fu avviato negli anni 70 dalle imprese tedesche Siemens e Aeg-Telefunken e ripreso con la collaborazione della Russia dal 1995 per un costo stimato in un miliardo di dollari), era stata inaugurata ufficialmente ad agosto e a ottobre era iniziato l'inserimento del combustibile. Ma poi l'attacco dello Stuxnet aveva ritardato i lavori sebbene l'Iran abbia sempre negato che il ritardo sia stato conseguenza dei danni provocati dall'infezione da virus informatico.
La centrale rappresenta il cuore del controverso programma nucleare iraniano, anche se non viene affatto contestata dalla comunità internazionale perché sottoposta a controlli Aiea e l'uranio arricchito viene fornito da Mosca in base a un accordo che ne prevede la restituzione dopo l'impiego per evitare che possa essere usato per l'atomica. Insomma è Mosca che fa da garante che il combustibile sia usato solo per scopi civili, cioè produrre energia elettrica.
Salehi ha anche annunciato che a febbraio l'Iran ha prodotto 35 chili di combustibile nucleare arricchito al 20%, forse nell'impianto di Natanz o in quello di Qom e questo invece è il tasto dolente con l'Occidente.
L'arricchimento dell'uranio, che può servire anche per l'atomica, è il punto di maggiore contrasto con la comunità internazionale. L'annuncio di Salehi arriva a pochi giorni dalla probabile ripresa dei negoziati di Teheran con il 5+1 sul controverso programma nucleare iraniano, che dovrebbe avvenire il 5 dicembre, forse a a Ginevra. Si tratterebbe del primo incontro dall'ottobre 2009.

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Tags Correlati: Ali Akhbar Salehi | Cnn | Mike Mullen | Misure di sicurezza | Mosca | Siemens | Teheran

 

Intanto il capo di stato maggiore interforze statunitense, ammiraglio Mike Mullen, ha avvertito che l'Iran è sulla via di procurarsi armi atomiche con il suo programma nucleare e ha suggerito quindi un approccio «realistico» verso Teheran.
«Credo sempre che sia importante concentrarsi sul dialogo, concentrarsi sul confronto, ma occorre farlo con un atteggiamento realistico, tenendo presente se l'Iran dice la verità, si confronta o fa qualcosa», ha dichiarato Mullen in un'intervista alla Cnn.
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