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Questo articolo è stato pubblicato il 29 novembre 2010 alle ore 19:41.
L'amministrazione Obama, incassato il brutto colpo delle rivelazioni del sito WikiLeaks sugli scambi di messaggi tra i suoi diplomatici, alza i toni. Il segretario di stato Hillary Clinton ha affermato che la diffusione dei documenti «non è solo un attacco contro gli Stati Uniti ma a tutta la comunità internazionale» e ha difeso la «trasparenza» della politica internazionale di Washington. Ogni paese deve avere il diritto di avere «conversazioni schiette» con i diplomatici di altri paesi, ha detto la Clinton sottolineando che la politica estera degli Stati Uniti è descritta da atti pubblici, non da «dichiarazioni personali», ed è alla luce del sole.
Quindi, il numero uno della diplomazia americana ha condannato l'iniziativa di WikiLeaks sottolineando che «non c'è niente di coraggioso nel mettere a rischio persone e operazioni di funzionari che stanno facendo il loro lavoro». La diffusione dei documenti mira per la Clinton a «sabotare i rapporti di pace» tra i paesi. La Clinton ha aggiunto che misure aggressive sono state adottate per evitare che la fuga di documenti possa ripetersi e per punire i responsabili. Quello che è appena successo, ha avvertito Clinton, «non accadrà mai piu», ribadendo la «profonda condanna» nei confronti dell'organizzazione guidata da Julian Assange.
Il fondatore di WikiLeaks è «scomparso» dal 18 novembre. L'australiano rischia grosso anche in patria: il ministro della Giustizia australiana Robert McClelland ha detto oggi di non aver ricevuto una richiesta specifica da Washington per ritirargli il passaporto e limitarne i movimenti, ma non ha escluso un simile provvedimento.
Intanto il portavoce di WikiLeaks (che comunque ha ragiunto una notorietà mai vista, con un'impennata degli utenti unici valutata aoltre il 110%) Kristinn Hrafnsson ha dichiarato al Wall Street Journal che dagli Stati Uniti è giunta «una reazione esagerata» con «incredibili affermazioni su singole persone messe in pericolo di vita» dalla pubblicazione dei file. Altri leader mondiali «non hanno» reagito «con espressioni su di giri» come è accaduto alla Casa Bianca, ha aggiunto Hrafnsson, precisando che, a dispetto dei governi, «penso che i media hanno accolto bene le rivelazioni sul lavoro interno del Dipartimento di Stato americano». E il portavoce ha affermato di «credere di poter vedere nuove rivelazioni domani, nei prossimi giorni e settimane e, possibilmente, nei prossimi mesi».