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Ecco le aziende citate (per ora) nel faldone di Wikileaks, oltre a Google anche l'italiana Fb Design

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Questo articolo è stato pubblicato il 29 novembre 2010 alle ore 16:26.

Nel mondo della finanza si brinda allo scampato pericolo… almeno per ora. Le voci che parlavano di rivelazioni su Wikileaks compromettenti per molte società quotate non hanno trovato conferma. Qualche nome è venuto fuori, altri sono coinvolti indirettamente nei dossier, ma nessun titolo quotato sembra essere stato danneggiato dai documenti pubblicati sul sito Internet del momento. A cominciare da Google: secondo quanto pubblicato da Wikileaks, l'attacco informatico subito dal primo motore di ricerca al mondo lo scorso gennaio fu architettato dai massimi vertici del potere cinese.

Il titolo quotato a Wall Street ha aperto le quotazioni in leggero calo, in linea con il resto del mercato, dimostrando di non aver risentito di una notizia per altro già data per acquisita dagli addetti ai lavori.


L'attacco sarebbe stato parte di una campagna di sabotaggio portata avanti da cyber criminali al soldo del governo cinese, a partire dal 2002, per colpire i sistemi informatici statunitensi e di altri paesi occidentali alleati con gli Stati Uniti: tra le altre vittime vi sarebbero state - nel tempo - Yahoo, Symantec, Dow Chemical e Adobe. Anche in questi casi, uno sguardo alle quotazioni odierne non mostra particolari collegamenti con le rivelazioni.
Quanto all'Italia, l'unica azienda chiamata in causa direttamente dai documenti è la Fb Design, azienda non quotata che fino al 2005 ha venduto navi e tecnologie agli iraniani, fino a desistere in seguito a forti pressioni statunitensi, nel timore che i mezzi potessero essere utilizzati da Teheran per attaccare le navi americane nel Golfo.


Nel mirino della diplomazia americana sono finiti gli stretti legami tra Berlusconi e Putin: tra i progetti guardati con maggiore preoccupazione, South Stream, il gasdotto russo-italiano che dovrebbe entrare in funzione nel 2015 e che è stato concepito per evitare strozzature nei collegamenti verso l'Europa. Washington non ha gradito l'intesa tra l'italiana Eni e il colosso del gas russo Gazprom. Anche in questo caso non si tratta di una novità assoluta e i titoli del leone a sei zampe oggi perdono a Piazza Affari più o meno come il listino in generale.

Tags Correlati: Adobe | Borsa di Milano | Dow Chemical | Google | Internet | Stati Uniti d'America | Symantec | Wall Street | Yahoo! Inc.

 

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