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E l'ambasciatore Usa chiedeva a Roma di bloccare l'export di navi verso l'Iran

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Questo articolo è stato pubblicato il 29 novembre 2010 alle ore 09:07.

NEW YORK - Fra i documenti di WikiLeaks ce n'è uno che da un resoconto di come gli Usa chiesero all'Italia di bloccare le esportazioni in Iran di dodici imbarcazioni veloci, con le quali Teheran avrebbe potuto attaccare le navi americane nel Golfo. L'Italia accettò, ma dopo molto tergiversare e «solo dopo undici mesi di resistenze, durante i quali le prime undici navi furono comunque consegnate».

Questo è il contenuto del documento inviato dall'ambasciata americana di Roma al dipartimento di Stato, uno dei 250.000 ottenuti dal sito internet WikiLeaks pubblicati ieri. In realtà la storia è conosciuta. Da una ricostruzione condotta dal Sole 24 Ore, emerge che il venditore si chiama Fabio Buzzi, che le imbarcazioni chiamate Levriero sono effettivamente superveloci e che le forniture vanno alla Guardia Rivoluzionaria. Sono state queste imbarcazioni a produrre una situazione di tensione con tre navi da guerra americane nel Golfo Persico. Fu nel gennaio del 2008 che allo Stretto di Hormutz queste imbarcazioni si sono avvicinate pericolosamnete alle navi americane facendo minacce via radio.

Rivelazioni di WikiLeaks? No la vicenda delle imbarcazioni che minacciano le navi americane è stata nella cronache ed è contenuta in un libro di Emanuele Ottolenghi su Iran Europa Stati Uniti e la minaccia atomica uscito nel 2009. Ci sono state anche dichiarazioni pubbliche dell'ambasciatore americano a Roma David Thorne, quando disse che ci sono «posizioni italiane di politica estera che ci preoccupano», riprese con l'intera storia delle navi in un articolo del Wall Street Journal dell'inizio 2010.

In quel caso Thorne si riferiva anche agli accordi italia Russia Turchia per il gasdotto Southstream. più interessante il documento che rivela la posizione del ministro degli Esteri Francio Frattini sulla Turchia, nazione con cui l'Italia ha ottimi rapporti.

Il nostro ministro dichiara di essere preoccupato dal fatto che la Turchia tiene il piede in due staffe e si sta avvicinando all'Iran a oriente. Preoccupazione legittima. E un buon avvertimento per Ankara, che forse senza "l'aiuto" di WikiLeaks non ci sarebbe stato.
mplatero@ilsole24ore.us

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