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Questo articolo è stato pubblicato il 30 novembre 2010 alle ore 20:54.
Barack Obama sacrifica sull'altare della realpolitik uno dei suoi cavalli di battaglia: l'abrogazione delle agevolazioni fiscali per i maxi redditi approvate dalla precedente amministrazione Bush. Dopo un meeting di due ore con i leader democratici e repubblicani del congresso, il presidente ha dato mandato al segretario al tesoro Timothy Geithner e al responsabile del Budget Jack Lew, di negoziare un accordo per il rinnovo degli sgravi che scadono alla fine dell'anno.
Il proposito dell'amministrazione Obama era quello di rinnovare gli sgravi solo per i redditi inferiori a 250mila dollari. I repubblicani, il cui peso specifico è nettamente aumentato con l'exploit alle elezioni di medio termine. Barack Obama inaugura quindi la seconda fase della suo mandato presidenziale, che sarà necessariamente all'insegna dalla collaborazione bipartisan. È la prima volta che Obama incontrato alla Casa bianca i leader di quel partito repubblicano che ora ha la maggioranza alla Camera.
Dopo il ciclone di Wikileaks, la Casa Bianca è tornata così ad affrontare i problemi della politica quotidiana. E nella sala Roosevelt di 1600 Pennsylvania Avenue sono arrivati gli esponenti di spicco del nuovo Congresso. C'erano Mitch McConnell, il leader dei senatori repubblicani, Eric Cantor, futuro leader dei repubblicani, oltre ovviamente al futuro Speaker della Camera, John Boehner.
A fianco di Obama, sul fronte dei democratici, erano presenti Nancy Pelosi, il deputato Steny Hoyer, il leader dei senatori, Harry Reid, e il senatore Dick Durbin, oltre al vicepresidente, Joseph Biden, al segretario al Tesoro Tim Geithner e al responsabile del bilancio federale Jack Lew.
«Non è un segreto - ha esordito Obama al termine del vertice - che tra di noi ci sono molte differenze. Ma siamo prima di tutto americani e abbiamo il dovere di condividere la responsabilità di portare avanti il Paese. È stato un incontro produttivo. Chi è venuto qui oggi lo ha fatto con la volontà di lavorare assieme». Insomma, ha sintetizzato il presidente: «Un buon inizio per cominciare a risolvere i problemi. La gente ci ha votato per la collaborazione, non per lo stallo».
Ovviamente non è emersa ancora nessuna proposta concreta, ma solo un primo giro di orizzonti sulle cose da fare. Barack Obama ha insistito sulla necessità che il Congresso ratifichi prima possibile il trattato Start per la riduzione dei missili strategici, definendo questo voto «essenziale per la sicurezza nazionale».