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Questo articolo è stato pubblicato il 30 novembre 2010 alle ore 11:49.
ROMA - Chiude oggi alla Camera l'esame della riforma Gelmini, mentre fuori dal parlamento non si placano le proteste. «Pochi studenti, pochi precari in piazza», commenta il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, che sottolinea come «la gran parte degli italiani sia a conoscenza che l'università così com'è non va bene».
A sostegno del ddl – che in 25 articoli riscrive governance e reclutamento negli atenei – si sono schierati ieri anche oltre 400 professori universitari, che hanno sottoscritto un appello promosso dalla fondazione pidiellina Magna Carta: «Difendiamo l'università dalla demagogia». Tutto è migliorabile, osservano i docenti firmatari della petizione, «ma non ci sembra né logico né onesto invocare la diminuzione dei finanziamenti all'intero comparto istruzione, provocati dalla difficile situazione finanziaria del paese, come una buona ragione per respingere il provvedimento». Di diverso avviso il rettore di Firenze Alberto Tesi, che ha invitato oggi tutti i docenti dell'ateneo a non fare lezione, per favorire momenti di riflessione sul provvedimento in via di approvazione. «Un atteggiamento inaccettabile e inqualificabile» ha commentato il ministro Gelmini.
L'esame del ddl riprenderà oggi e l'auspicio della relatrice Paola Frassinetti (Pdl) è chiudere la partita nel primo pomeriggio. Il testo dovrà poi passare nuovamente al Senato il 9 dicembre per avere il sì definitivo. Annunciato nei giorni scorsi dalle colonne del «Sussidiario.net» l'ok dei finiani, si cerca di recuperare parte dell'opposizione. A lanciare un messaggio specie ai rutelliani dell'Api e all'Mpa (che a palazzo Madama avevano votato a favore della riforma) è stata direttamente il ministro Mariastella Gelmini: «Mi auguro che la maggioranza si possa allargare, perché no anche a componenti dell'opposizione». Voteranno sicuramente «no», Pd, Idv e Udc, che attraverso il proprio leader Pier Ferdinando Casini boccia così il provvedimento: «È un catalogo di buone intenzioni, ma senza risorse». Categorica la Lega: «Qualsiasi azione che dovesse bloccare il via libera al ddl danneggerebbe gli atenei virtuosi del Nord ed è quindi da scongiurare». A testimoniare la delicatezza del passaggio parlamentare di oggi è arrivato ieri il rinvio dell'ufficio di presidenza del Pdl, convocato per proseguire la discussione sulla riorganizzazione del partito.