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La Basilicata tra aspettative (tradite) del petrolio e promesse del turismo

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Questo articolo è stato pubblicato il 07 dicembre 2010 alle ore 08:04.

Aveva cominciato il Guardian nel 2007, inserendo la Basilicata tra le mete turistiche più appetibili d'Europa. Qualche mese fa il Financial Times ha raccontato il "Materashire" e l'affinità tra i ricchi britannici e la campagna lucana. Da pochi giorni alla lista dei riconoscimenti internazionali si è aggiunto anche il New York Times, con un articolo intitolato "Il lusso trasforma le grotte in alberghi".


Perché negli ultimi anni la natura arcigna della Basilicata è diventata sempre meno impermeabile ai turisti. E ha moltiplicato presenze e posti letto, principalmente a Matera. Con un'offerta in grado di attrarre tutti i tipi di clienti, soprattutto quella di fascia alta. E con progetti di valore assoluto, come l'albergo diffuso "Grotte della Civita", tra i primi esempi di questo tipo di ospitalità in Italia. O Palazzo Gattini, venti camere di lusso nel cuore della Matera vecchia. Progetti ai quali hanno contribuito in maniera decisiva gli impulsi di Mel Gibson, che qui ha girato The Passion, e Francis Ford Coppola, originario di Bernalda, paesino nel quale sta per completare la ristrutturazione di una residenza, Palazzo Margherita, acquistata nel 2004. E che sono diventati il motore per qualcosa di molto più ampio.

«A ottobre di quest'anno – racconta il direttore generale dell'Agenzia di promozione del turismo lucana, Gianpiero Pierri – abbiamo fatto registrare un incremento di circa 22mila persone rispetto all'anno scorso solo a Matera, che si conferma una città faro». In totale, lo scorso anno l'Istat ha stimato 2,8 milioni di pernottamenti in regione. Proprio il secondo capoluogo è stato decisivo nel raggiungere questo risultato. Qui negli ultimi cinque anni sono stati creati 9mila nuovi posti letto su 38mila totali. «Sono nate – spiega Pierri – strutture in grado di soddisfare un viaggiatore esigente». E, continua: «Matera non è la sola città importante per noi. Abbiamo indicatori positivi anche per il parco del Pollino, per Maratea e per la zona del Vulture. Soprattutto quest'ultima è destinata a diventare la nuova Matera». Qui ci sono i laghi, i borghi storici, come Venosa, i castelli di Federico II. E prodotti tipici, come le acque minerali e l'Aglianico.

Insomma, il turismo sta diventando, per la Basilicata, la risorsa che nessuno si aspettava. Forse perché quella più attesa ha tradito le aspettative. Si tratta del petrolio, da tempo per molti la vera speranza per lo sviluppo locale. Ma da sempre sopravvalutato, con le sue royalties, la quota sui ricavi dei 26 milioni di barili estratti che viene girata dal produttore al territorio. In Basilicata questa quota è pari al 7 per cento: il 6 per cento va alla Regione, il resto ai Comuni. A questo, dal 2009, si è aggiunto un ulteriore 3 per cento di competenza statale, che confluisce in un fondo per l'abbattimento delle spese di carburante per i residenti. Questi soldi, all'indomani dell'apertura del primo pozzo, sembravano destinati a portare ricchezza, investimenti, infrastrutture. Alla prova dei fatti, invece, si sono rivelati poca cosa.

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Tags Correlati: Eni | Esso Italia | Federico II | Francis Ford Coppola | Gianpiero Pierri | Istat | Massimo Scuderi | Matera | Mel Gibson | Regioni | Shell Italia | Total

 

«Dal 2000, anno in cui abbiamo percepito le prime royalties, fino al 2009 sono arrivati circa 500 milioni», spiegano in Regione. Quindi, poco più di 50 milioni di euro all'anno: nulla che possa cambiare il destino della Basilicata. Anche perché molto di questo denaro è rimasto nei 30 Comuni della Val d'Agri, l'area dove oggi sorgono una quarantina di pozzi dell'Eni. «In totale – spiega Massimo Scuderi, direttore generale della Società energetica lucana – al programma operativo Val d'Agri sono andati circa 350 milioni al 2009». Quindi, buona parte di quello che è stato ricavato dall'estrazione. E questi soldi non sono stati spesi per intero. «Secondo le ultime stime – aggiunge – al momento è stato materialmente investito circa un terzo della cifra». E nemmeno i cinque pozzi in costruzione nell'area di Tempa Rossa, che saranno gestiti da Total, Esso e Shell a partire dal 2016, sembrano destinati a invertire la tendenza. Anche in questo caso le royalties saranno del 7 per cento. E anche in questo caso le ricadute sul territorio saranno minime. Il petrolio, di fatto, servirà nei prossimi anni a finanziare spese ordinarie. «I soldi del 2009 – chiosano dalla Regione – saranno usati ad esempio per recuperare una parte dei tagli nei trasferimenti regionali. Cento milioni di euro soprattutto nei trasporti e nell'università».

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