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Questo articolo è stato pubblicato il 02 dicembre 2010 alle ore 18:24.
In una Mosca intenta a forgiare e a divulgare la nuova parola d'ordine della «modernizzazione» a marce forzate del paese, il caso Putin-Berlusconi, scatenato dalla tempesta mediatica di Wikileaks, non scuote più di tanto la dirigenza Medvedev-putiniana che invita l'Italia a seguire i propri interessi nazionali senza farsi distrarre da chi prova «invidia» per questa relazione speciale. «Essere alleati fedeli non vuol dire essere servi», taglia corto una fonte diplomatica.
«I rapporti tra i due leader sono trasparenti e rispondono a esigenze di reciproco interesse nazionale», prosegue un giornalista ricordando che non c'è nessuna ipotetica rottura di solidarietà euro-atlantiche in vista. Paranoie da Guerra fredda che in una Mosca inorgoglita dalla aggiudicazione dei mondiali di calcio del 2018 scivolano via senza lasciare tracce. Mosca crede nel libero mercato, punta a entrare nella Wto e in questa ottica i rapporti tra Mosca e Roma vanno a gonfie vele in ogni settore: l'ultima notizia di queste convergenze economiche è arrivata proprio a inizio settimana quando a Mosca si è tenuta la presentazione del calendario Pirelli con 650 ospiti venuti nella capitale da tutto il mondo a coronamento di un nuovo accordo commerciale e di produzione a tre del gruppo della Bicocca, Russian Tech e Sibur che porterà alla costituzione di due jv a cui saranno conferiti gli asset Tyres del colosso petrolchimico Sibur.
Il presidente di Pirelli, Marco Tronchetti-Provera, ha sottolineato da Mosca che gli accordi consentiranno al gruppo un rapido ingresso sul mercato russo e della Comunità degli Stati Indipendenti oltre che nei paesi scandinavi. Pirelli è solo l'ultimo di una serie di accordi tra Italia e Federazione russa.
Che male c'è dunque a stringere rapporti più stretti con un paese che fa parte dei Brics, cioè i nuovi paesi emergenti? No, non è così semplice come appare. Sotto accusa c'è South Stream, il gasdotto gemello di North Stream guidato dall'ex cancelliere tedesco Gerhard Schroeder (che stranamente invece non subisce nessuna critica dai cable di WikiLeaks) e che vuole evitare l'Ucraina passando dal Mar Nero e portare gas russo in Bulgaria, cioè direttamente nell'Unione europea senza passaggi intermedi.