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Il Senato approvi al più presto la Riforma Gelmini

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Questo articolo è stato pubblicato il 02 dicembre 2010 alle ore 08:20.
L'ultima modifica è del 02 dicembre 2010 alle ore 09:09.

ROMA - Neanche il tempo di incassare il sì della Camera e per l'università sono di nuovo ore decisive. Oggi la conferenza dei capigruppo del Senato calendarizzerà il ddl Gelmini. La maggioranza, finiani inclusi, tenterà di arrivare all'approvazione entro il 14 dicembre. Ma troverà l'opposizione del Pd che ha già minacciato ostruzionismo sulla legge di stabilità. Proprio mentre la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha rivolto ieri un nuovo appello per varare al più presto la riforma.


«In questa fase delicata – ha dichiarato la Marcegaglia – il senso dell'interesse generale deve prevalere sulle litigiosità e sui calcoli politici. La riforma – ha aggiunto – deve seguire un percorso veloce e diventare subito legge. Il paese attende da tempo le riforme necessarie per tornare a crescere». D'accordo il vicepresidente per l'Education di Confindustria, Gianfelice Rocca che, intervenendo alla Luiss, ha definito la riforma «necessaria» e «di carattere strutturale» perché «cambia profondamente il sistema, rendendolo più moderno e favorendo i giovani».

A dispensare ottimismo c'hanno pensato gli auspici del ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini («la riforma sarà approvata entro il 13 dicembre) che di quello del Lavoro Maurizio Sacconi («ormai è fatta»). Ma se ne saprà di più stamani quando la capigruppo di Palazzo Madama deciderà l'ordine dei lavori. In quella sede Pdl, Lega e Fli proveranno a chiedere di iniziare l'esame in commissione l'8 dicembre così da arrivare al voto prima del 14. A tal fine il finiano Giuseppe Valditara ha rivolto ieri un appello al «senso di responsabilità» di tutti affinché il provvedimento sia «votato rapidamente per non perdere tra l'altro il piano di assunzione di 4.500 professori associati e gli scatti meritocratici di stipendio per ricercatori e professori».

Ma la presidente dei senatori democratici, Anna Finocchiaro, si è già detta contraria: «Se pensano, infrangendo il regolamento del Senato, di mettere in calendario a Palazzo Madama la riforma universitaria prima del voto di fiducia del 14, noi facciamo saltare ogni accordo sul ddl stabilità». Il cui via libera è atteso per il 7 dicembre.

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Tags Correlati: Anna Finocchiaro | Confindustria | Emma Marcegaglia | Enrico Decleva | Mariastella Gelmini | Maurizio Sacconi | Palazzo Madama | Pd | PDL | Riforma | Scuola e Università | Senato

 

Un appello a non bloccare la riforma lo ha inviato anche il presidente della conferenza dei rettori (Crui), Enrico Decleva: «Non vorremmo perdere la partita a tavolino per una questione procedurale, non per una questione di sostanza». Tanto più, ha spiegato Decleva, «sul piano concreto penso che lo spazio ci sia, i tempi esistono, a questo punto è soltanto un problema di volontà».

I rischi di un possibile slittamento sono stati elencati dal Miur. Tre le «pesanti conseguenze» paventate: nessun concorso per associati e ordinari visto che la legge del 2005 è stata abrogata e manca una nuova normativa; nessun concorso da ricercatore poiché il regime transitorio scadrà il 31 dicembre 2010; blocco dei 118 milioni in tre anni destinati agli scatti di anzianità su base meritocratica.
E anche ieri non sono mancate le proteste di studenti e precari. Cortei e occupazioni hanno interessato stazioni, atenei e tetti di facoltà a Torino, Palermo, Cagliari, Napoli, Bologna, Firenze e Reggio Calabria. In attesa della nuova maxi-manifestazione di Roma del 9 dicembre.
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