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Questo articolo è stato pubblicato il 03 dicembre 2010 alle ore 09:53.
Prova a dire che una new town l'ha fatta anche lui, alla periferia dell'Aquila, dopo il terremoto. Ma quando Nursultan Nazarbayev lo "sequestra" in una pausa dei lavori del summit Osce e gli mostra i gioielli di Astana, l'auditorium, la piramide delle religioni progettata da Norman Foster e poi l'enorme tenda con dentro un mall da sei piani, una piscina con sabbia delle Seychelles e il sole finto, a Berlusconi non resta che ammirare in silenzio le opere del "regime" kazako.
È già mezzogiorno passato quando lo raggiungono i titoli dei giornali italiani sui nuovi cable di WikiLeaks che squarciano nuovi veli sui suoi rapporti di affari con il presidente russo Vladimir Putin. Ma si tratta, dopo tutto, di rivelazioni attese, destinate quasi a passare in secondo piano dopo le parole di grande sostegno pronunciate il giorno precedente dal segretario di Stato Hillary Clinton. Non fa fatica quindi a spiegare ad alcuni cronisti che «io curo soltanto l'interesse degli italiani e del mio paese». Ma quando lo stillicidio continua dai siti del Pais e del Guardian e si concentra proprio sugli uomini a lui più vicini l'atteggiamento cambia e il cavaliere si fa cupo e preoccupato.
Partono le telefonate con Roma e si improvvisa una strategia di contrattacco che ha, però, il difetto di apparire troppo «difensiva». Le rivelazioni WikiLeaks colpiscono il fidatissimo Gianni Letta, il vecchio amico Giampiero Cantoni, presidente della Commissione Difesa del Senato e poi il collaboratore più vicino, quello che non manca mai anche nei formati più ristretti che escludono perfino il consigliere diplomatico Bruno Archi, quel Valentino Valentini, oggi deputato Pdl e già funzionario del Parlamento europeo. Sembra quasi un assedio fin dentro le mura della "fortezza" ed è questo che preoccupa soprattutto il capo del governo italiano.
Valentini è ad Astana, come sempre vicino al premier. È dipinto dai cable dell'ex ambasciatore americano a Roma, Ronald Spogli, come l'uomo che curerebbe gli interessi privati di Berlusconi in Russia. Bastano poche parole e parte immediata la smentita: «Al di là di alcuni titoli maliziosi - sottolinea Valentini - basta leggere per intero i rapporti filtrati da Wikileaks per capire di che cosa si tratti: chiacchiere di corridoio della politica e della diplomazia, informazioni parziali e inesatte che vengono elevate a rango di notizie riservate. In realtà sui rapporti tra Italia e Russia non c'è nulla di misterioso, come ho avuto modo più volte di argomentare direttamente all'ambasciatore Spogli nel corso di numerose colazioni nella sua residenza di Villa Taverna». D'altra parte, fa osservare Valentini, «nonostante l'attenzione riservatami nei suoi racconti, l'ambasciatore Spogli omette che nel corso del precedente governo Berlusconi ho ricoperto l'incarico di tutor delle imprese italiane in Russia ed è un fatto noto a tutti che io abbia buoni rapporti e amicizie in quel paese».