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L'Iran annuncia: siamo autonomi nella produzione di uranio arricchito

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Questo articolo è stato pubblicato il 05 dicembre 2010 alle ore 19:40.

L'Iran ha annunciato ieri di avere fatto un nuovo passo avanti nel suo programma nucleare, dichiarandosi «autosufficiente» nella produzione di concentrato di uranio, e quindi nell'intero ciclo dell'arricchimento, alla vigilia della ripresa domani a Ginevra delle trattative con i Paesi del gruppo 5+1, cioè i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell'Onu (Usa, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna) più la Germania. Alla notizia hanno subito reagito gli Stati Uniti, definendo l'annuncio «preoccupante».

«Annunciamo ai nemici e ai criminali internazionali che resistiamo, perchè la resistenza è la prima lezione della rivoluzione», ha affermato il capo dell'Organizzazione per l'energia nucleare, Ali Akbar Salehi, in una conferenza stampa trasmessa dalla televisione di Stato da Isfahan, dove il concentrato di uranio (yellowcake) prodotto in Iran è stato immesso per la prima volta in un impianto di conversione allo stato gassoso, per poi essere iniettato in cascate di centrifughe per l'arricchimento. Fino ad ora l'Iran aveva utilizzato per l'arricchimento yellowcake importato dal Sudafrica negli anni '70. Con l'espressione «criminali internazionali» Salehi si riferiva alle potenze straniere ostili che la Repubblica islamica ha accusato dell'uccisione, lunedì scorso in un attentato dinamitardo a Teheran, dello scienziato nucleare Majid Shahriyari.

Le parole di sfida del capo dell'Organizzazione per l'energia atomica sembrano far presagire che, come si aspettano diversi osservatori, non vi saranno svolte significative nei negoziati in programma lunedì e martedì dopo oltre un anno di interruzione. Il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad ha del resto più volte sottolineato nelle scorse settimane che l'Iran non avrebbe accettato di discutere dei suoi «diritti inalienabili», tra i quali Teheran annovera l'arricchimento dell'uranio. Ieri il ministro degli Esteri iraniano, Manuchehr Mottaki, è tornato a ribadire che la Repubblica islamica non vuole dotarsi di armi nucleari. Dichiarazioni che non sembrano sufficienti a rassicurare le grandi potenze, in particolare gli Usa.

L'attesa ripresa delle trattative sul nucleare tra l'Iran ed i Paesi del gruppo 5 + 1 è in programma oggi e domani a Ginevra, ma per molti osservatori le aspettative appaiono ridotte. La trattativa riprende 14 mesi dopo l'ultimo incontro tra l'Iran ed i Paesi del 5+1 che, sempre a Ginevra, sembrava aver aperto un avvio di dialogo sullo spinoso dossier del programma nucleare iraniano. Ma da allora non vi sono stati progressi e proprio ieri Teheran ha annunciato di avere fatto un nuovo passo avanti nel suo programma nucleare, con la produzione in Iran del primo concentrato di uranio (yellowcake) poi immesso in un impianto per l'arricchimento. «L'Iran è ormai autosufficiente per l'insieme della catena di produzione del combustibile», ha esultato ieri Teheran.

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Tags Correlati: Ali Akbar Salehi | Barack Obama | Catherine Ashton | Cina | Conisglio | Consiglio di sicurezza | Francia | Germania | Ginevra | Hu Jintao | Mahmud Ahmadinejad | Majid Shahriyari | Manuchehr Mottaki | Onu | Russia | Said Jalili | Stati Membri | Stati Uniti d'America | Teheran

 

Come nel 2009, la delegazione iraniana a Ginevra è guidata dal negoziatore nucleare iraniano Said Jalili, giunto ieri sera nella città elvetica. Dovrà incontrare la responsabile della diplomazia dell'Ue Catherine Ashton, che oggi debutta come ministra degli esteri Ue, ed i rappresentanti del gruppo 5+1, ovvero i cinque Paesi membri permanenti del Conisglio di sicurezza dell'Onu (Usa, Russia, Francia, Regno Unito, Cina più la Germania).

Intanto il presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha discusso di Iran con il presidente cinese Hu Jintao in una conversazione telefonica tra i due leader oggi, sottolineando l'importanza di un approccio unitario sul programma nucleare di Teheran.
Le potenze occidentali temono che il programma nucleare iraniano abbia ambizioni militari e miri alla fabbricazione dell'arma atomica, mentre Teheran sostiene che l'obiettivo è puramente pacifico.

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