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Immigrato drogato e senza patente uccide sette ciclisti a Lamezia Terme. Video

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Questo articolo è stato pubblicato il 05 dicembre 2010 alle ore 15:24.

L'appuntamento con la morte per sette ciclisti della domenica arriva in Calabria alle 11 di una fredda mattina sulla striscia d'asfalto della statale 18 che, da Lamezia Terme porta a Gizzeria Lido, nel catanzarese. Una Mercedes piomba sul gruppo e provoca la strage. A guidare l'auto un giovane marocchino che viene subito arrestato, Chafik Elketani, 21 anni, drogato e senza patente perchè gli era stata ritirata sette mesi fa per un sorpasso azzardato.

Si interrompe così, per sempre, la passione per la bicicletta di un gruppo di amici su un rettilineo di oltre un chilometro in una zona tra i campi e il mare. A terra sono rimasti sette corpi senza vita. Una strage. Le vittime sono Rosario Perri, di 55 anni; Francesco Stranges (51); Vinicio Pottin (47); Giovanni Cannizzaro (58); Pasquale De Luca (35), Fortunato Bernardi e Domenico Palazzo, del quale non si conosce l'età. Erano tutti di Lamezia Terme. Erano partiti intorno alle 8 di mattina, come facevano tutte le domeniche e nei giorni festivi e, di volta in volta, si dirigevano verso Amantea, nel cosentino, o verso Vibo Valentia. Tra i ciclisti morti ci sono due avvocati, Palazzo e Stranges, mentre un terzo legale, Fabio Davoli è rimasto ferito. De Fazio era titolare di un negozio di computer e Fortunato Bernardi di una palestra, mentre Poppin, Perri e Cannizzaro erano meccanici.

Il giovane alla guida dell'auto investitrice ha riportato delle ferite non gravi. Al suo fianco, in auto, c'è il nipotino di dieci anni, illeso. Secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, il conducente della Mercedes, nel momento dell'incidente, stava effettuando una manovra di sorpasso. La Mercedes, che viaggiava a velocità elevata, ha incrociato frontalmente il gruppo di ciclisti che viaggiavano in direzione opposta, e non ha avuto il tempo di frenare. L'impatto della vettura con il gruppo di ciclisti si è rivelato terrificante. Uno dei ciclisti è statosbalzato ad alcune decine di metri.

Elketani è in Italia con un regolare permesso di soggiorno, e risiede con la famiglia a Gizzeria (Catanzaro) dove vive una folta colonia di nordafricani dediti al commercio ambulante. Il giovane è stato arrestato dai vigili urbani di Lamezia Terme e dai carabinieri con l'accusa di omicidio colposo plurimo aggravato dalla guida in stato di alterazione da sostanze stupefacenti. Dopo le prime cure, Elketani è stato trasferito nel centro clinico del carcere di Catanzaro. Sono stati alcuni automobilisti di passaggio a dare l'allarme. Ai primi soccorritori della Croce bianca si è presentato uno scenario apocalittico: cadaveri sparsi per tutta la carreggiata e l'auto investitrice finita contro un muretto che costeggia la statale.

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Tags Correlati: Croce Bianca | De Fazio | Domenico Palazzo | Domenico Strangis | Fabio Davoli | Giovanni Cannizzaro | Italia | Mercedes | Pasquale De Luca | Sanità | Vigili Urbani | Vinicio Pottin

 

In pochi minuti sono arrivate tutte le ambulanze disponibili e l'elisoccorso, che ha trasportato i feriti negli ospedali di Cosenza e Catanzaro. Pochi minuti dopo, sul posto, sono giunti i parenti delle vittime che si sono abbandonati a scene di disperazione. Volti pietrificati, lacrime, qualche accenno di protesta. Tra tutte, quella di un anziano signore che, con la moglie poco distante, cercava microfoni e taccuini. «Non è possibile - ha detto ai cronisti - essere tolleranti con chi viene qui da chissà dove e pensa di poter fare quello che gli pare».

Intanto è stato sottoposto ad intervento chirurgico per ridurre le fratture che ha subito Domenico Strangis, uno dei tre ciclisti feriti nell'incidente avvenuto a Lamezia Terme in cui sono morte sette persone.Strangis, che è il più grave dei feriti, è stato ricoverato nel reparto di rianimazione dell'ospedale di Cosenza.Ad operarlo è stata l'equipe di ortopedia.
La situazione di Strangis è giudicata «molto grave» dai sanitari.

Sono state portate nell'obitorio dell'ospedale di Lamezia Terme le salme dei sette ciclisti uccisi. Solo ai familiari delle vittime, per il riconoscimento ufficiale, è stata data la possibilità di entrare. Davanti alla struttura tanti gli amici e i parenti dei sette ciclisti, che erano tutti molto conosciuti in città. Scene di pianto e di disperazione si sono ripetute tra lo sbigottimento di quanti conoscevano le vittime.

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