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Questo articolo è stato pubblicato il 05 dicembre 2010 alle ore 06:36.
«People are crazy and times are strange», le persone sono pazze e i tempi strani, cantava anni fa Bob Dylan con parole che si adattano ai tempi di crisi odierni. Se le istituzioni europee si ritrovano a Bruxelles per ridisegnare il percorso verso una stabilità fiscale (nuovo Patto di stabilità) cui si dovrebbe aggiungere un meccanismo di stabilizzazione europea (Esm) per i paesi in crisi, le agenzie di rating sono già pronte al declassamento "preventivo" dopo l'annuncio delle nuove regole sui salvataggi che partiranno dal 2013.
Una situazione paradossale che mette in difficoltà, hic et nunc, paesi come Portogallo e Grecia per regole che saranno in vigore solo a partire fra tre anni. La proposta franco-tedesca prevede che dopo il 2013 i creditori di stati insolventi dell'area euro potrebbero subire ristrutturazioni, cioè perdite, attraverso dilazioni delle scadenze, del pagamento di interessi e riduzione del capitale. Senza contare che i ministri Ecofin si dichiareranno d'accordo nel prolungare le misure eccezionali anti-crisi per le banche fino al 2011. Insomma un rinvio dell'exit strategy visto che anche Dominique Strauss-Kahn, direttore dell'Fmi dice che «il quadro economico globale non è così male anche se la ripresa in Europa resta lenta».
Ma ricapitoliamo l'agenda. Prima l'Eurogruppo domani e poi martedì l'Ecofin rimetteranno mano al Patto di stabilità che ha permesso alla Grecia di andare vicino al baratro, mentendo sui conti, e all'Irlanda e alla Spagna di superare indenni gli esami perché i criteri oggi in vigore non prevedono di verificare l'indebitamento del sistema bancario o del deficit delle partite correnti.
Berlino intanto ha messo da parte la richiesta di punire, sospendendo i diritti di voto, i paesi reprobi, ma ha ottenuto di discutere un meccanismo di default («l'euro elimina il rischio di cambio ma non quello di ristrutturazione» dice Alex Weber capo della Bundesbank) che coinvolga nelle perdite anche i privati (banche e hedge funds) che hanno dato credito a paesi che non "meritavano". La Francia ha accettato il principio del default senza automatismi, cioè valutando «caso per caso» e ottenendo che anche le sanzioni del nuovo Patto siano ammorbidite da valutazioni politiche.