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Questo articolo è stato pubblicato il 05 dicembre 2010 alle ore 15:04.
Il pm di Bergamo, Letizia Ruggeri, al termine dell'udienza di convalida del fermo del marocchino Mohamed Fikri indagato per la scomparsa di Yara Gambirasio, non ha chiesto la custodia cautelare in carcere in quanto, con il passare delle ore, non vi sarebbero più indizi di gravità tale da richiedere la custodia cautelare. Il pm ha comunque chiesto la convalida del fermo di sabato scorso ritenendo sussistenti i presupposti. Si profila, pertanto, la scarcerazione del marocchino nelle prossime ore.
A determinare la scelta del pm di non chiedere la custodia in carcere del marocchino, a quanto si è saputo, vi sarebbe stata anche una nuova traduzione della frase, in arabo, intercettata dagli investigatori, che inizialmente suonava come: «Allah mi perdoni, non l'ho uccisa io». Alla luce della nuova traduzione - sempre secondo quanto si è appreso - la frase sarebbe invece stata una sorta di imprecazione slegata dal caso della ragazza scomparsa.
Nessuna conferma intanto delle voci, circolate ieri sera, sul possibile coinvolgimento nell'inchiesta di due italiani: «Oggi non ho niente da dire», si limita a rispondere il pm di Bergamo, Letizia Ruggeri. Al cantiere dove Fikri lavorava, nessuno dice di conoscerlo: «qui ci sono tante ditte esterne...», mentre in paese monta la rabbia e non mancano dichiarazioni di razzismo. Nella villetta della famiglia di Yara le forze dell'ordine hanno impedito ad alcune persone di appendere uno striscione con la scritta «per Yara. Nessuna pietà per chi ha fatto questo», mentre nei bar le frasi xenofobe corrono di bocca in bocca. Per gli abitanti non ci sono dubbi: Yara è stata uccisa da «uno che viene da fuori».
Secondo alcune indiscrezioni non confermate ma rilanciate questa mattina da alcuni organi di informazione, insieme con il nordafricano sarebbero indagati due italiani, ma non è ancora chiaro con quali accuse e dunque quale ruolo potrebbero aver avuto nella tragica vicenda.
Per il decimo giorno consecutivo, l'ennesimo sotto la neve, i vigili del fuoco, la protezione civile, il soccorso alpino, la forestale, la polizia provinciale e i volontari si rimetteranno di nuovo in marcia con l'aiuto dei cani da ricerca. Nel frattempo il cittadino marocchino di 22 anni, residente da qualche mese a Montebelluna (Treviso), ha passato la sua prima notte nel carcere di Bergamo. Secondo indiscrezioni, nel corso degli interrogatori di ieri, avrebbe respinto tutte le accuse fornendo una sua versione dei fatti e delle sue "giustificazioni".