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Questo articolo è stato pubblicato il 07 dicembre 2010 alle ore 08:04.
In Basilicata le grandi inchieste giudiziarie si aprono e si archiviano. A volte non si aprono neppure quando dovrebbero. In ogni caso lo sbocco processuale è un'eccezione che conferma come questa regione sia un'isola felice in un'Italia attraversata continuamente da scandali e terremoti giudiziari. Una visione forse troppo paradisiaca e non può che toccare a un prete, Don Marcello Cozzi, responsabile di Libera Basilicata, riportare i lucani (e gli italiani) con i piedi per terra. Non senza un accenno polemico a Elisa Claps e ai tanti misteri intorno alla morte di questa ragazza sedicenne, scomparsa a Potenza il 12 settembre 1993, il cui cadavere occultato è stato ritrovato il 17 marzo 2010 nel sottotetto della Chiesa Santissima Trinità, in pieno centro del capoluogo.
«Istintivamente dico che il destino delle inchieste giudiziarie – dichiara Don Cozzi al Sole 24 Ore - dipende dalle persone sulle quali si accendono i riflettori. Attenzione però: non solo le grandi inchieste vengono archiviate, ma anche quelle piccole. Ci sono persone scomparse e omicidi di cui non si sa più nulla. Non voglio dire che la Basilicata sia un buco nero nella giustizia, anche perché abbiamo avuto grandi magistrati e ottimi appartenenti alle Forze dell'Ordine, però è vero che spesso le inchieste finiscono in una bolla di sapone. Guarda caso questo accade quando i magistrati, considerati bravi quando si dedicano ai ladri di galline, vanno poi a toccare fili dell'alta tensione». E quando si chiede a Don Cozzi quale ruolo abbia la massoneria in questa regione nel confondere le acque la risposta è durissima: «Da queste parti la mafia si chiama massoneria», afferma.
Il suo filo logico prosegue con l'analisi dell'omicidio di Elisa Claps, «che è un buco della serratura dal quale vediamo una parte oscura della nostra regione, perché nasce per motivi che non riguardano grandi affari o interessi economici ma dove sono coinvolti personaggi importanti e nel quale sono subentrati depistaggi e insabbiamenti. E allora si capisce che si è messo in moto quell'apparato di collusione e connivenza che spesso in Basilicata la fa da padrone».
Nel corso degli ultimi anni non sono mancati gli indagati "eccellenti". Tra tutti il governatore Vito De Filippo, che da 8 anni è rincorso dalla magistratura per reati anche gravi. Tutte le inchieste aperte nei suoi confronti si sono chiuse con l'archiviazione o con la piena assoluzione. L'ultima in ordine di tempo è quella più scivolosa e nella vulgata giornalistica è stata ribattezzata "Total gate", perché si riferisce ad appalti che ruotano intorno al grande business del petrolio lucano. Il pm originariamente titolare aveva ipotizzato un giro di tangenti e un intreccio di interessi tra politici, imprenditori, funzionari pubblici e faccendieri per l'estrazione del petrolio in Val D'Agri e in particolare nel comune di Corleto Perticara (Potenza).