Matera, Craco e Aliano. Gli scenari lucani che fanno sognare i cineasti

Pier Paolo Pasolini si spinse fino al Parco urbano delle Cantine di Barile per trovare le vie disadorne, spoglie mostrate in scene fondamentali de Il vangelo secondo Matteo.

Il rabdomante
Senza nulla togliere all'Apt lucana e alla Basilicata Film Commission, che come molti altri pari grado regionali (al sud brilla l'Apulia Film Commission di Silvio Maselli che, sotto la legislatura Vendola, ha rilanciato con forza il ruolo del cinema nella regione, al nord Piemonte e Friuli sono sugli scudi) si stanno dando molto da fare, c'è da dire che la natura ha permesso a questo territorio di mostrarsi sul grande schermo in tutta la sua potenza (anzi, richiamandosi a uno dei suoi centri principali, in tutta la sua Potenza). La politica di crescita culturale e cinematografica, però, negli ultimi anni, l'ha vista anche teatro di piccole produzioni indipendenti di eccezionale forza. Visto da pochi, ma molto apprezzato, Il rabdomante di Fabrizio Cattani con Pascal Zullino e la splendida Andrea Osvart, mai così brava, ci mostra un altro dei pregi di questa terra: la sua parte più suggestiva e surreale. Opera del 2006, tutta ambientata nel materano, delicata e dura come i suoi paesaggi.

Certo è che, però, nessuno di questi piccoli e grandi gioielli cinematografici, può competere col più recente Basilicata Coast to Coast. Che rappresenta un miracolo. Per il suo successo- proprio in Lucania è arrivato persino a battere, per incassi, Avatar-, per la nobile e armoniosa capacità di integrare ottimo cinema, bella musica e promozione del territorio. Papaleo, regista e protagonista, racconta la storia che aveva nel cuore e nella testa da anni rendendo omaggio alla sua regione. Lo fa fin dal nome che dà al gruppo musicale bizzarro e irresistibile su cui ruota tutta la storia, niente meno che un inno all'energia eolica. Poi, perché raggiungano per la prima volta della loro entusiasta e fallimentare carriera un festival musicale tra i più importanti del Sud Italia, fa sì che Gazzè, Briguglia, Gassman, Mezzogiorno e lui stesso percorrano la Basilicata a piedi. E lui, dal Tirreno allo Jonio, si fa cicerone di questi posti meravigliosi, con aneddoti e curiosità, con amore e nozioni preziose, con (ec)citazioni varie. Tutto con grazia e talento, facendo cinema folk, diretto, gioiosamente ingenuo, appassionato. Amato dagli spettatori, che l'hanno premiato al botteghino - con teniture in sala incredibili, anche di mesi - e dai critici. E l'Amaro Lucano regalato agli stessi dopo la proiezione romana non c'entra. Un successo passato anche per il premio ricevuto all'Ischia film festival di Michelangelo Messina, rassegna preziosa e irrinunciabile per il cinema italiano moderno, sempre più abbandonato dallo Stato e sempre più sostenuto dalle realtà locali. Cosa volere più dalla vita, dunque? Un lucano. Un film lucano, appunto.

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