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Alla Prima della Scala fumogeni e petardi contro la polizia. Dieci feriti tra gli agenti

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Questo articolo è stato pubblicato il 07 dicembre 2010 alle ore 16:45.

«È così in tutta Europa». Serve tutto l'esprit tipicamente parigino del sovrintendente Stephane Lissner per riassumere questa prima di lotta fuori e di maestosità all'interno della Scala con la Valchiria (Die Walküre ) di Richard Wagner (leggi la recensione di Carla Moreni). Cappellini di Babbo Natale in testa, gli studenti "no Gelmini" hanno protestato nella piazza antistante il teatro insieme ai lavoratori del mondo della cultura e dello spettacolo che lamentano i tagli al Fus.

Guarda il video delle proteste fuori dalla Scala

Scoppiano alcuni fumogeni. Tre forti frastuoni rimbombano tra Palazzo Marino e le transenne che chiudono l'accesso al tempio della lirica. Sono bombe carta. Il clima si fa teso. Ai giornalisti assiepati davanti all'ingresso del teatro la scena appare fin da subito più preoccupante delle solite proteste, alquanto stantie, degli ultimi anni. Gli agenti antisommossa schierati in fila impediscono l'accesso. Fra le forze dell'ordine si contano una decina di feriti. Quattro nel fronte della protesta. Dentro il teatro del Piermarini - che non splende più di ghirlande fiorite come nei bei tempi senza crisi - a dominare fra gli ospiti è un clima di grande cautela che si scioglie in applauso generoso solo all'arrivo del capo dello stato Giorgio Napolitano con l'elegantissima signora Clio.

Il messaggio di Barenboim contro i tagli alla cultura
Ad accoglierli la padrona di casa Letizia Moratti. «Capisco che si manifesti, sono momenti difficili, ma non bisogna dimenticare che anche la cultura produce posti di lavoro», si affretta a dire la sindachessa ai giornalisti che le fanno capannello intorno. Accomodati gli ospiti nel palco Reale, il maestro Daniel Barenboim legge il suo messaggio in segno di protesta per i tagli alla cultura. Recita dunque, il maestro argentino-israeliano, l'articolo 9 della costituzione. «La repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica, tutela il paesaggio storico e artistico della nazione». Lo stesso direttore che si dice «felice di di rigere alla Scala e di sentirsi onorato per essere stato nominato maestro scaligero», e al contempo «preoccupato per il futuro della cultura in Italia e in Europa».

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Proteste di studenti e lavoratori della cultura alla prima della Scala

Musica, maestro

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Ministro Bondi assente
Assente il ministro Bondi – avrà altri impegni, è il commento neanche troppo sibillino di un Lissner dal piglio sicuro - tocca al ministro dello sviluppo Paolo Romani il difficile ruolo di incassatore della protesta. «Non ho paura di prendere i fischi, ma la riforma Gelmini è un'ottima riforma, anche se i tagli alla cultura sono un problema», dice il ministro. Più tagliente il commento della ministra Michela Vittoria Brambilla che, arrivata in ritardo, subito striglia i manifestanti «stigmatizzando la demagogia della protesta».

Il ritorno della borghesia milanese
Proteste a parte questa è stata la prima del ritorno della borghesia milanese, la cui presenza alle ultime prime era stata offuscata dai politici e dagli ospiti stranieri. Una presenza che si è fatta ancor più discreta, forse per l'effetto crisi, ma che è poi in fondo tradizionale specchio dello stile della città e del sobrio teatro. Immancabile la conferma in sala per passione, tradizione familiare e non solo, del finanziere Francesco Micheli. Confermata anche la presenza del patron di Mapei, il cavalier Giorgio Squinzi con la signora Adriana, dell'ad di Intesa Sanpaolo Corrado Passera con la compagna. E ancora il numero uno di Unicredit Federico Ghizzoni, Giuliano Zuccoli presidente di A2a, Elio Catania di Atm, il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri con la moglie Annicke, Umberto Quadrino, ad di Edison che fieramente racconta come «Edison abbia illuminato per la prima volta il teatro nel 188 2, primo al mondo, e ora ne curi l'illuminazione ecocompatibile», il professor Mario Monti con la moglie, l'industriale Diana Bracco.
Dal mondo delle professioni si segnalavano in sala l'oncologo Umberto Veronesi, l'architetto Mario Botta, il presidente del Tribunale di Milano Livia Pomodoro e il procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati, e, tra le poche a parlar tedesco, l'editore Inge Feltrinelli «come tutti i tedeschi della mia generazione detestavo Wagner, ma Barenboim me lo ha fatto amare».

Un successo musicale
Ad aprire il capitolo dei commenti nel Foyer è la sovrintendente del Maggio musicale fiorentino, Francesca Colombo: «musicalmente una meraviglia». Ma è un capitolo che si apre e chiude velocemente: appare quasi inutile dire che il giudizio è stato infatti pressocché unanime, come testimoniato dai 14 minuti di applausi finali. Cosa ci si poteva infatti aspettare di diverso dalla bacchetta di Barenboim?

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