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Questo articolo è stato pubblicato il 08 dicembre 2010 alle ore 12:26.
«Purtroppo ogni giorno noi facciamo esperienza del male, che si manifesta in molti modi nelle relazioni e negli avvenimenti, ma che ha la sua radice nel cuore dell'uomo, un cuore ferito, malato, e incapace di guarirsi da solo»: così il Papa all'Angelus pronunciato in occasione della solennità dell'Immacolata Concezione della Vergine Maria. Per questo mai come ora, afferma Benedetto XVI, «il mistero dell'Immacolata Concezione è fonte di luce interiore, di speranza e di conforto. La sacra scrittura - ha proseguito Benedetto XVI affacciato su piazza San Pietro dalla finestra del suo studio nel Palazzo apostolico - ci rivela che all'origine di ogni male c'è la disobbedienza alla volontà di Dio, e che la morte ha preso dominio perché la libertà umana ha ceduto alla tentazione del maligno». La Madonna, «con il suo cuore immacolato - ha concluso il Papa - ci dice: affidatevi a Gesù, lui vi salverà».
Rivolgendosi agli oltre 50 mila fedeli che hanno gremito piazza San Pietro per la preghiera dell'Angelus, papa Ratzinger spiega proprio con l'opposizione tra bene e male il significato del dogma dell'Immacolata Concezione proclamato da Pio IX e annuncia che questo pomeriggio rinnoverà come ogni anno «il tradizionale omaggio alla Vergine Immacolata, presso il monumento a lei dedicato in Piazza di Spagna». «Con questo atto di devozione mi faccio interprete - sottolinea - dell'amore dei fedeli di Roma e del mondo intero per la Madre che Cristo ci ha donato».
La ricorrenza dell'8 dicembre è stata anche oggetto dell'omelia del presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, che da Genova ha detto che «quanto più si diluiscono i punti di riferimento e si pongono in dubbio i valori primi come la vita, la famiglia, la libertà religiosa e educativa, oppure quanto più l'uomo si allontana da Dio volendo costruirsi da sè, tanto più si addensano le nubi e la fede appare come una fortuna incomparabile; emerge il contributo decisivo e irrinunciabile del cristianesimo». Il cardinale ha poi parlato dello «Stato» e del «popolo» spiegando che «il popolo non è tale in forza dello Stato nè si identifica con questo: lo precede e lo rende plausibile. Il popolo - ha aggiunto - è una comunità di persone» e «una comunità vera ha un'anima». E se «questa si corrompe, allora il popolo diventa fragile e lo Stato si indebolisce e si snatura». E questo accade «quando viene meno la coscienza dei valori comuni, la coscienza della propria identità culturale».