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Scarcerato il marocchino Fikri: chiedo i danni

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Questo articolo è stato pubblicato il 08 dicembre 2010 alle ore 06:40.

ROMA
A Brembate Sopra le indagini su Yara Gambirasio ripartono da due uomini sospetti, visti con la tredicenne il pomeriggio del 26 novembre, quando è scomparsa. Ieri carabinieri e agenti della questura sono stati a lungo a colloquio con il pm Letizia Ruggeri per elaborare nuove strategie investigative. Ma il protagonista almeno per un giorno rimane ancora il 23enne marocchino Mohamed Fikri: da presunto colpevole a presunto innocente, è stato scarcerato, benchè ancora indagato per il sequestro, l'omicidio e l'occultamento del cadavere di Yara. Uno dei chiarimenti decisivi davanti al pm riguarda l'intercettazione della telefonata in cui Fikri, secondo una prima traduzione, avrebbe detto: «Perdonami Dio, non l'ho uccisa». E invece «il significato non è quello!» ha esclamato di fronte al pm Ruggeri. Il marocchino ha giurato che la frase pronunciata era diretta a una persona che cercava di contattare «per riavere la somma di 2mila euro - scrive il gip Vincenza Maccora - che gli aveva prestato nel mese di luglio. Ha sostenuto in particolare che stava "implorando" Dio affinchè l'uomo rispondesse alla chiamata, ma che non ha mai pronunciato la parola "quella" e la parola "uccisa"». Fikri, infatti, ha chiesto una nuova traduzione dall'arabo e quattro consulenti danno una versione in sostanza di questo tenore: «Dio, perchè non risponde?». I carabinieri, poi, identificano il debitore che conferma di dovergli 2mila euro e che spesso Fikri lo contatta sul telefono della moglie «sollecitandogli la restituzione del prestito e che all'ultima telefonata, ricevuta due o tre giorni prima, non ha risposto perchè non è in grado di far fronte al debito».
Poi, la testimonianza della fidanzata, del suo datore di lavoro e il fatto che davvero volesse andare in Marocco e non fuggire hanno chiarito definitivamente il quadro e il giovane ha potuto lasciare il carcere bergamasco di via Gleno. I suoi avvocati pensano anche a un risarcimento per ingiusta detenzione.
I due uomini sospettati sono stati visti da alcuni testimoni parlottare con Yara nei pressi del palazzetto dello sport dove andava di solito per gli allenamenti di ginnastica ritmica. Altre informazioni disponibili risultano al momento contraddittorie. Di certo c'è il passaggio della ragazza nel cantiere di Mapello, evidenziato dai cani degli investigatori, e le ore 18.49, quando Yara riceve sul suo cellulare un messaggio dell'amica Martina, «dopodichè veniva spento» scrivono gli inquirenti. È l'ultimo contatto.

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Tags Correlati: Diego Locatelli | Giorgio Napolitano | Letizia Ruggeri | Mohamed Fikri | Rino Roncelli | Vincenza Maccora | Yara Gambirasio

 

Gli agenti della Questura hanno setacciato un'azienda vicina a quella in cui lavora il padre della ragazza. Rino Roncelli, il titolare dell'impresa, ha spiegato che i cancelli sono sempre aperti per consentire il carico e scarico dei materiali. I genitori di Yara invece hanno trascorso alcune ore nella caserma dei carabinieri di Ponte San Pietro con gli inquirenti, che hanno chiesto loro di stilare l'elenco di tutte le persone che in qualche modo hanno conosciuto o frequentato negli ultimi anni. Un segno che si ricomincia a cercare tra le persone che in qualche modo Yara conosceva.
Sembrano ormai scomparso anche i segni di xenofobia apparsi nei giorni scorsi. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha telefonato lunedì al sindaco leghista, Diego Locatelli. «Il presidente ha voluto lodare sia la riservatezza che abbiamo dimostrato nei confronti della famiglia di Yara - dice il sindaco - sia per come abbiamo subito respinto le manifestazioni di intolleranza, manifestazioni che comunque avevamo già condannato dal primo momento affermando che quello non è il sentire della cittadinanza». Napolitano, racconta il sindaco, ha chiesto poi a Locatelli di riferire quelle sue parole di conforto e solidarietà anche alla famiglia di Yara.
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