Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 09 dicembre 2010 alle ore 06:40.
MILANO
La candidatura di Gabriele Albertini alle amministrative di Milano, sostenuta dal terzo polo, è strettamente legata alle sorti del governo. Se il 14 dicembre Silvio Berlusconi non otterrà la fiducia, allora Udc e Fli si affretteranno a creare una nuova coalizione di centro non solo a livello centrale, ma anche a Roma e a Milano. E a questo punto, Albertini potrebbe essere un buon candidato - anche se non il solo, visto che, intanto, si rincorrono le voci su possibili alternative quali Achille Serra e Roberto Mazzotta.
In base ai sondaggi di Swg, il polo centrista di Milano potrebbe essere già in grado di arrivare al 10%; con Albertini incrementerebbe la percentuale di 4-6 punti. Non poco per una coalizione non ancora nata, e non poco per un personaggio politico che il sindaco, proprio a Milano, lo ha già fatto per 10 anni consecutivi (dal 1997 al 2006), lasciando il buon ricordo di un primo cittadino cordiale e decisionista, ma anche qualche scontento, come per la vicenda dei derivati o per il piano parcheggi.
Non poco, dunque. Ma non abbastanza per stravolgere le regole del gioco, come pensavano in molti, tra cui Massimo Cacciari. La percentuale attribuita oggi ad Albertini, che oscilla appunto tra il 14 e il 16%, costringerebbe la destra e la sinistra a ripensare la propria campagna elettorale, sapendo che una parte dell'elettorato di centro e molti «delusi» sarebbero potenzialmente attratti da Udc e Fli, e soprattutto Albertini. Ma ormai è opinione diffusa che l'ex sindaco non sarebbe in grado di arrivare al secondo turno.
A chi fa paura, dunque, Albertini? A quanto pare, non al centrosinistra, che anzi interpreta «la presenza di un terzo polo come elemento di vivacità politica, che costringerebbe tutti a fare una campagna concentrata sui problemi della città», come dice Pierfrancesco Majorino, capogruppo del partito democratico nel comune di Milano.
La tranquillità dei democratici deriva dalla consapevolezza che il polo di centro, probabilmente, porterebbe via voti soltanto al centrodestra, aiutando così il centrosinistra ad arrivare al ballottaggio. Per il Pd, quindi, dalla candidatura di Albertini non ci sarebbe nulla da perdere, ma solo da guadagnare.