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Il microcredito funziona, purché sia trasparente

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Questo articolo è stato pubblicato il 10 dicembre 2010 alle ore 06:43.

Il nuovo slogan negli affari sembra essere "andare bene facendo del bene". In altre parole, intraprendere attività socialmente responsabili aiuta ad incentivare i profitti. La Pepsi, ad esempio, fa lievitare il proprio giro di affari puntando su alimenti più nutritivi e salutari. Eppure, in gran parte del mondo, guadagnare implica ancora la necessità di tramare qualcosa di losco, soprattutto se si ha a che fare con i poveri. Un recente esempio è l'imbroglio avvenuto a Andhra Pradesh in India, dove l'amministrazione si è messa in moto per frenare il microcredito.


Il microcredito è diventato uno strumento prediletto per i sostenitori dello sviluppo. Dopo tutto, chi potrebbe essere contrario a un'attività che produce storie di arricchimento come le signore del cellulare del Bangladesh, che si sono riscattate dalla povertà grazie ai prestiti contratti per acquistare telefoni e vendere minuti ad altre persone del villaggio? I vantaggi del microcredito rischiano di essere eccessivamente pubblicizzati - non sono tante le micro-imprese di successo che possono essere avviate con il solo ausilio di un prestito, perché spesso servono anche competenze e capacità imprenditoriali. Ciononostante, i vantaggi sono reali: se da un lato il microcredito non avvicina un numero sostanzioso di poveri ai ricchi, dall'altro però aiuta i bisognosi a risparmiare, bilanciare i consumi, fronteggiare le emergenze ed espandere le attività esistenti.

Questi non sono vantaggi da poco. Uno dei problemi spesso riscontrati dai poveri quando accumulano risparmi è l'impossibilità di accedere facilmente a conti correnti dove poter depositare il proprio denaro. I soldi vengono tenuti in una scatola in casa, e vengono spesi con facilità qualora si trovi in difficoltà un vicino o chieda aiuto un cugino buono a nulla. Contraendo un prestito da un micro-creditore per acquistare il bene necessario, e poi effettuando regolari pagamenti settimanali con le proprie entrate, la casalinga si indebita per risparmiare - e così non avrà più denaro di riserva da far spendere ad altri.

Il bene acquistato non deve essere per forza un bene materiale. In India, un'ampia fetta di tasse universitarie viene pagata all'inizio dell'anno. Le famiglie i cui componenti hanno lavori stabili contraggono prestiti dai micro-creditori per pagare le tasse, e poi passano il resto dell'anno a ripagare tale prestito. In questo modo, non devono tagliare le spese in modo drastico nei mesi precedenti al pagamento delle tasse, ma possono bilanciare le spese nel corso dell'anno. È uno strumento utile quando si tratta di persone che vivono ai margini - per cui tagliare le spese significa fare a meno di cibo o farmaci.

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Tags Correlati: Andhra Pradesh | Borsa Valori | Credito alle imprese | Ipo | Pubblica Amministrazione | Simona Polverino | Sks | Vikram Akula

 

Altrettanto importanti sono i prestiti di emergenza. Quando i figli si ammalano, i genitori non hanno il tempo di richiedere un prestito presso una banca pubblica (forse per i poveri l'unica alternativa di prestito diversa dagli usurai). Solitamente, la banca ha bisogno di mesi per gestire la pratica, e potrebbe richiedere una tangente anche nel caso improbabile in cui sia disposta ad assumersi il rischio del credito. Il micro-creditore, certo di essere ripagato, è incline a estendere il prestito di emergenza in modo rapido e senza troppa burocrazia.

Infine, se da un lato sono scettico sul fatto che il microcredito da solo possa promuovere un alto livello di imprenditorialità, dall'altro tale strumento può certamente essere d'aiuto per consentire a un allevatore di acquistare più bestiame o un trattore, o permettere a un negoziante del villaggio di ampliare le proprie scorte di merci. Di conseguenza, consente anche di incrementare le entrate.

Tuttavia, malgrado tali vantaggi, i politici non sono generalmente propensi ad accettare che i soldi possano essere guadagnati in modo onesto da coloro che sono in fondo alla piramide dei redditi. Se i micro-creditori stanno guadagnando sulle spalle dei poveri, deve esserci sicuramente qualcosa sotto. I sospetti trovano ulteriore conferma nel generale paternalismo dei politici - i poveri non sanno cosa sia bene per loro e possono essere facilmente ingannati.

Naturalmente, il fatto che i micro-creditori addebitino alle persone davvero bisognose tassi di interesse elevati esaspera la percezione secondo cui starebbero truffando le parti più vulnerabili della società. Ma i micro-creditori potrebbero non avere altra scelta: considerata l'esigua entità dei prestiti, i costi per la gestione e per la raccolta dei pagamenti sono piuttosto ampi, facendo schizzare verso l'alto il tasso di interesse di equilibrio.

Lo scorso agosto, la situazione è giunta a un punto critico, quando in India un'offerta pubblica iniziale (Ipo) per la quotazione in borsa di Sks, un istituto di microcredito avviato da Vikram Akula, laureato alla Booth School of Business dell'Università di Chicago, ha raccolto circa 350 milioni di dollari. L'Ipo ha stimato per l'azienda un valore pari a 1,6 miliardi di dollari. Una valutazione così elevata può essere giustificata se Sks fornisse un servizio migliore della concorrenza, ma sono possibili interpretazioni più oscure. Se Sks sta andando così bene, il pensiero prevalente è che forse c'è sotto qualcosa.

Così sono entrate in azione le autorità. L'amministrazione di Andhra Pradesh ha accusato il settore di far pagare tassi di interesse da usuraio, incitando le persone bisognose, ingenue, a indebitarsi all'eccesso, e spingendo alcuni debitori morosi a suicidarsi. Ad ottobre ha quindi imposto gravi freni al settore.

La convinzione diffusa tra i micro-creditori è che i freni siano stati imposti non tanto perché il settore era basato sullo sfruttamento, bensì perché offriva un'alternativa al sostegno politico. I politici hanno guadagnato influenza e sostegno popolare dirigendo banche pubbliche per concedere prestiti a clienti privilegiati. Mettendo a rischio tale fonte di potere, il settore del microcredito ha creato un autorevole antagonista, che ha trovato il momento giusto per sferrare un attacco.

La verità probabilmente sta nel mezzo: il settore del microcredito ha commesso alcuni errori, che i politici hanno ingigantito nel tentativo di distruggere un settore che li indebolisce rendendo i poveri più indipendenti. Si può trarre una lezione da tutto ciò. I soldi si possono fare in fondo alla piramide dei redditi, e le aziende possono fare del bene guadagnando e dando ai poveri quelle possibilità che non hanno mai avuto.
Ma lo scetticismo che quei soldi possano essere guadagnati sulle spalle dei poveri non riguarda solo i politici. È necessario che i settori, che hanno a che fare con i poveri, siano trasparenti sulle proprie modalità di guadagno - e sostengano in modo plausibile e pubblico la causa a favore delle proprie attività. Come la moglie di Cesare, il microcredito deve essere sopra ogni sospetto.
(Traduzione di Simona Polverino)

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