Questo articolo è stato pubblicato il 10 dicembre 2010 alle ore 06:37.
PARMA. Dal nostro inviato
Una cabina di regia, guidata da Calisto Tanzi e Fausto Tonna, da dove per anni sono uscite fatture false, falsi contratti di vendita, falsi bilanci fino al dicembre 2003 quando la Parmalat venne dichiara l'insolvente dopo avere accumulato debiti per 14 miliardi di euro. Così viene letta la sentenza del Tribunale di Parma che ieri ha condannato l'ex patron della Parmalat, Calisto Tanzi a 18 anni di carcere e il suo braccio destro Fausto Tonna a 14 anni di recusione, una pena superiore rispetto a quanto chiesto dalla pubblica accusa che si era fermata a 9 anni e 4 mesi. Ora è lui l'unico che rischia davvero il carcere, il più giovane tra i due. Nel processo milanese per aggiotaggio Tonna era riuscito a patteggiare, una strategia che Parma non gli è riuscita.
Complessivamente sono 15 le condanne su diciassette imputati per i reati che vanno dall'associazione per delinquere, alla bancarotta fraudolenta.
La sentenza arriva poco dopo le 17 all'Auditorium Paganini alle porte di Parma, poche ore di Camera di consiglio sono bastate ai giudici del Tribunale di Parma per decidere e mettere la parola fine a un processo durato quasi tre anni e a sette anni dal crack.
Visibilmente soddisfatto il procuratore capo di Parma, Gerardo Laguardia: «È stato riconosciuto il nostro impianto accusatorio. Possiamo ritenerci soddisfatti». Al suo fianco i pubblici ministeri Vincenzo Picciotti, Lucia Russo e Paola Reggiani si stringevano le mani, alcuni di loro erano visibilmente commossi.
Calisto Tanzi non era in aula, ha appreso la notizia dal suo legale Giampiero Biancolella: «Non mi aspettavo una sentenza così severa», ha detto al telefono l'ex patron della Pamalat. «Una pena troppo dura, faremo subito appello», ha aggiunto il suo legale Fabio Belloni. Ora si attende la pronuncia della Cassazione sulla condanna a 10 anni di carcere inflitta in appello dal Tribunale di Milano per aggiotaggio. I giudici sono arrivati fino a chiederne l'arresto temendo la fuga.
In aula l'unico imputato presente era Davide Fratta, ex sindaco del gruppo, condannato a 4 anni. «Non mi aspettavo una decisione del genere. Non lo meritavo – ha detto a caldo – hanno deciso di condannare tutti come un fatto eclatate. Ma io ho sempre agito in coscienza e secondo la legge. A suo tempo non accettai di patteggiare convinto che la mia innocenza sarebbe stata riconosciuta dai giudici. Invece non è stato così. A questo punto ricorrerò in appello».
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