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Questo articolo è stato pubblicato il 13 dicembre 2010 alle ore 18:45.
Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, sono uno di quelli che i suoi giornali prima e lei poi hanno definito un traditore. Vede, lei sa che da radicale ho scommesso sul suo centrodestra moderato e liberale in un momento critico per lei, l'estate del 2005. L'ho fatto per convinzione politica, non certo perché non avessi alternative. Glielo dico con chiarezza, non sono e non mi sento traditore di nulla. Se i voti del Popolo della Libertà erano in maggioranza suoi, allora lo erano anche, in misura decisiva per la vittoria, i voti di Gianfranco Fini.
La verità è che quei voti non sono proprietà privata di nessuno. Se siamo in questa situazione oggi, è anche perché è fallito il Popolo della Libertà. Lei si è preso la responsabilità di dire che le nostre idee erano - cito - assolutamente incompatibili con la sua idea del Popolo della Libertà. Così ha spezzato quel progetto.
Lei oggi ha detto una frase al Senato che mi ha colpito: deve tornare a prevalere il senso della misura. Un opportuno Pag. 16richiamo alla saggezza latina di Orazio, «Est modus in rebus», c'è una giusta misura nelle cose, ci sono giusti confini al di là dei quali non può sussistere la cosa giusta.
Le chiedo, che giusta misura c'è in un Governo che nel pieno di una crisi economica resta cinque mesi senza Ministro dello sviluppo economico?
Che giusta misura c'è nel lesinare qualche decina di milioni di euro che noi di Futuro e Libertà per l'Italia abbiamo infine strappato per finanziare la riforma dell'università e nel promettere, il giorno dopo, l'ennesimo piano per il Sud con 100 miliardi di finanziamento?
C'è una giusta misura nell'affermare che in Italia il tasso di disoccupazione sarebbe inferiore a quello degli altri Paesi, quando risultano formalmente occupate centinaia di migliaia di persone in cassa integrazione straordinaria e il tasso di attività dei giovani e delle donne è eccezionalmente basso?
Che giusta misura c'è nel sottolineare il peso del debito pubblico ereditato dagli anni Ottanta ed evitare di chiedersi se si è fatto abbastanza negli ultimi dieci anni per ridurlo, ben sapendo che, nonostante le ponderazioni, nei prossimi mesi saremo chiamati a presentare a Bruxelles un severo piano di rientro dal debito pubblico?