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Documento / 14 - L'intervento dell'onorevole Ferdinando Adornato (Udc)

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Questo articolo è stato pubblicato il 13 dicembre 2010 alle ore 18:33.

ADORNATO (Udc). Signor Presidente, ho l'onore e l'onere, in quanto primo firmatario, di illustrare la mozione di sfiducia di una nuova area di moderati che si va formando nel Paese e in questo Parlamento. Magari il Presidente del Consiglio volesse davvero l'unione dei moderati in Italia! Tuttavia, per raggiungerla ci vogliono fatti, non parole; ci vogliono atti politici che finora il Presidente del Consiglio si è rifiutato di compiere. Del resto, come può essere credibile questo appello quando il Presidente del Consiglio va disperatamente cercando due o tre deputati in più, anche a sinistra, pur di tirare a campare e rimane invece sordo, chiuso, impermeabile alle opinioni e alle richieste e anche alle vie di uscita suggerite da ottantacinque deputati moderati che in gran parte si riconoscono nel Partito Popolare Europeo? È evidente allora che questo è un appello solo di circostanza.

Lei, signor Presidente del Consiglio, dopo aver acceso tante speranze, ormai da tempo non propone più alcun disegno politico al mondo dei moderati. È facile per lei attaccare la sinistra, ma fa e farà più fatica a fare i conti con questa nuova area che dall'attuale sinistra è distinta per valori e programmi. Noi non pensiamo che tutti i problemi dell'Italia si chiamino Silvio Berlusconi. Pensiamo una cosa più precisa, ossia che Silvio Berlusconi non si stia più occupando dei problemi dell'Italia! Il nodo è semplice: di fronte alla crisi mondiale ed europea, non basta più solo contenere la spesa (lo dicono tutti gli osservatori più autorevoli): ci vuole una grande stagione di rilancio, di riforme e di crescita economica e morale, altrimenti il declino aggredirà l'Italia. Ebbene, per riuscirci occorre un Governo innovatore, solido, dalla base parlamentare assai ampia. Lei ce l'ha, signor Presidente del Consiglio? No, non ce l'ha più, eppure fa finta di niente! Ha fatto stamani un inno alla stabilità politica, ma lei potrebbe garantirla questa stabilità politica con un pugno di voti in più? E non si faccia illusioni, perché la nostra posizione non cambierà dopo il voto. Non puntiamo e non ci interessa un rimpasto, ma una svolta politica che passa per le sue dimissioni. Pag. 7

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Tags Correlati: Berlusconi Silvio | Ferdinando Adornato | Italia | Partiti politici | Presidente del Consiglio | Silvio Berlusconi | Udc | Umberto Bossi | Unto del Signore

 

Allora, se è così, non è la crisi ad essere al buio, ma è la fiducia che lei chiede ad essere al buio, anche perché lei la chiama fiducia ma in realtà è solo il grimaldello per il voto anticipato, come Umberto Bossi ha ben capito. Eppure, a proposito di responsabilità, lei sa benissimo che nuove elezioni non garantirebbero nuova stabilità. Lei dunque parla di stabilità, ma produce continuamente instabilità. Adesso, ora, subito l'Italia ha bisogno di un Governo solido e sicuro, e ci sono in Parlamento forze responsabili, disposte a dargli vita, solo che lei non vuole riconoscerlo, non vuole rendersi conto della necessità di una svolta politica. Poteva promuoverla lei, mesi fa, gli era stato proposto, non ha voluto, e forse oggi si rende conto che ha sbagliato. Parla dei vecchi vizi della politica, ma le assicuro che non è affatto un vizio nuovo quello di tirare a campare piuttosto che proporre al Paese una svolta di innovazione. Lei ha parlato di leader e di popolo, lo ha fatto in modo corretto, solo che, piccolo particolare, si è dimenticato del Parlamento. È questa, signor Presidente del Consiglio, la sede della sovranità popolare e anche nei sistemi presidenziali il cuore della democrazia sta nelle assemblee (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro)!

Ecco perché il voto di domani richiama un giudizio ancora più generale che è solo sul suo Governo, ossia se quest'Aula debba diventare un ente inutile e corrotto o se noi, cari colleghi, noi tutti saremo capaci di restituirle dignità anche come sede responsabile di formazione dei Governi e di direzione del Paese. È questo il bivio cui siamo di fronte! A proposito di responsabilità, signor Presidente del Consiglio, provi a non dire sempre che la colpa è degli altri. Lei aveva la maggioranza più forte del dopoguerra, non è stato capace di tenerla insieme e non c'è stato nessun complotto. Allo stesso modo, non è stato capace di tenere unito il partito che, con tanta enfasi, aveva lanciato, e in fondo per garantire l'unità di questo partito bastava garantire la democrazia interna, non una cosa incomprensibile per un liberale come lei dice di essere.

Ecco la domanda che noi poniamo a lei e agli italiani: chi non è stato e non è capace di tenere unito il proprio partito, può essere capace di tenere unito il Paese? Questo è il punto che è oggi di fronte alla crisi dell'Italia. Noi pensiamo di «no», Pag. 8e per questo le chiediamo per una volta di non sentirsi Silvio Berlusconi, l'unto del Signore, ma più umilmente il cittadino Berlusconi Silvio che si dimette per amore del suo Paese, che si dimette per aprire una svolta politica (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro - Congratulazioni).

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