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Questo articolo è stato pubblicato il 13 dicembre 2010 alle ore 18:33.
ADORNATO (Udc). Signor Presidente, ho l'onore e l'onere, in quanto primo firmatario, di illustrare la mozione di sfiducia di una nuova area di moderati che si va formando nel Paese e in questo Parlamento. Magari il Presidente del Consiglio volesse davvero l'unione dei moderati in Italia! Tuttavia, per raggiungerla ci vogliono fatti, non parole; ci vogliono atti politici che finora il Presidente del Consiglio si è rifiutato di compiere. Del resto, come può essere credibile questo appello quando il Presidente del Consiglio va disperatamente cercando due o tre deputati in più, anche a sinistra, pur di tirare a campare e rimane invece sordo, chiuso, impermeabile alle opinioni e alle richieste e anche alle vie di uscita suggerite da ottantacinque deputati moderati che in gran parte si riconoscono nel Partito Popolare Europeo? È evidente allora che questo è un appello solo di circostanza.
Lei, signor Presidente del Consiglio, dopo aver acceso tante speranze, ormai da tempo non propone più alcun disegno politico al mondo dei moderati. È facile per lei attaccare la sinistra, ma fa e farà più fatica a fare i conti con questa nuova area che dall'attuale sinistra è distinta per valori e programmi. Noi non pensiamo che tutti i problemi dell'Italia si chiamino Silvio Berlusconi. Pensiamo una cosa più precisa, ossia che Silvio Berlusconi non si stia più occupando dei problemi dell'Italia! Il nodo è semplice: di fronte alla crisi mondiale ed europea, non basta più solo contenere la spesa (lo dicono tutti gli osservatori più autorevoli): ci vuole una grande stagione di rilancio, di riforme e di crescita economica e morale, altrimenti il declino aggredirà l'Italia. Ebbene, per riuscirci occorre un Governo innovatore, solido, dalla base parlamentare assai ampia. Lei ce l'ha, signor Presidente del Consiglio? No, non ce l'ha più, eppure fa finta di niente! Ha fatto stamani un inno alla stabilità politica, ma lei potrebbe garantirla questa stabilità politica con un pugno di voti in più? E non si faccia illusioni, perché la nostra posizione non cambierà dopo il voto. Non puntiamo e non ci interessa un rimpasto, ma una svolta politica che passa per le sue dimissioni. Pag. 7