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Documento / 4 - L'intervento del senatore Luigi Compagna (Popolo della libertà)

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Questo articolo è stato pubblicato il 13 dicembre 2010 alle ore 13:52.

COMPAGNA(PdL). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghi senatori, non seguirò i toni e gli argomenti del collega Latorre, perché mi sembrerebbe di mancare di rispetto a quest'Aula se come senatore napoletano ricordassi che il sindaco di Napoli attualmente non è del Popolo della Libertà... (Proteste dal Gruppo PD).

INCOSTANTE (PD). Basta con questa storia! Taci!

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia.

COMPAGNA (PdL). ...e che ci sono dei Presidenti delle Province - uno è il nostro collega Sibilia - che debbono farsi carico delle inettitudini. Ma non voglio seguire questa pista, tanto meno su un assente, l'ex senatore Mastella.

Vorrei invece tornare al tono e ad argomentare le considerazioni del Governo. Ci voglio tornare con una considerazione: viva i calendari parlamentari! Presidente del Consiglio, andiamoci piano con quel ritenere superato il bicameralismo. Se non ci fosse stata l'insistenza del collega Gasparri e se non ci fosse stato quello spirito di autorevole garanzia da parte del Presidente del Senato, nella giornata di oggi e di domani (lei Presidente del Consiglio ha giustamente evocato l'istituto costituzionale tedesco della sfiducia costruttiva come istituto parlamentare; penso alla piazza di sabato, ma è da più di dieci giorni), si sarebbe giocato alla sfiducia distruttiva extraparlamentare ed antiparlamentare. (Applausi dal Gruppo PdL).

Come liberale sono sempre orgoglioso quando l'antiberlusconismo ha pieno diritto di futuro e libertà, ma mi vergogno quando in nome di questo diritto si pretende di cancellare altrettanto futuro e - quel che è peggio - altrettanta libertà al berlusconismo. Ecco l'opportunità del calendario parlamentare.

Non si può, colleghi della sinistra, evocare la Costituzione - che è comune anche a noi - come una mazza da suonare fisicamente sulla testa del ministro Bondi. No, nella Costituzione c'è pieno diritto affinché il popolo dei moderati si riconosca nelle considerazioni del presidente Berlusconi.

Io appartengo al popolo dei moderati e ci sono amici che stimo in quest'Aula, per esempio i radicali, che non ci appartengono. Hanno perso un'occasione, perché sulla base di queste considerazioni si poteva riparlare della condizione delle carceri. Io appartengo al popolo dei moderati, collega Perduca, ma non ho mai considerato in quella deputata Ferranti un punto di riferimento. Ho considerato invece le proposte dell'onorevole Rita Bernardini sulle carceri meritevoli di attenzione e non a caso erano le stesse dell'originario progetto dei ministri Alfano e Maroni e di tutto il Consiglio dei ministri. (Applausi dei senatori Tomassini e Bonfrisco e del ministro Bondi).

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Tags Correlati: Camera dei deputati | Giorgio Napolitano | Luigi Compagna | Napoli | Pd | PDL | Politica | Presidente del Consiglio | Presidente della Camera | Presidente del Senato | Rita Bernardini |

 

Allora, quello della giustizia, su cui con sarcasmo di dubbio buonsenso e di dubbio buongusto si è espressa ieri un'autorità istituzionale in televisione, è un tema vero e serio. Nel dibattito politico da parecchi anni la magistratura si è fatta "democratica", ma ha inserito un proprio punto di vista che non è ad onore della storia della nostra magistratura. Giustizia e legalità sono diventate armi improprie da brandire contro gli avversari politici, Brancher, Cosentino, perfino Berlusconi, stando a quello che abbiamo ascoltato ieri in televisione.

Da questo punto di vista, i moderati sono moderati, ma non possono rinunziare a considerare troppo giacobina l'interpretazione dei poteri neutri e dei poteri di garanzia che danno molti magistrati e che trovano - ahimè! - un punto di riferimento alla Camera. Non lo ebbero in Giorgio Napolitano, presidente della Camera; lo ebbero semmai in Violante, oggi diventato un liberale pieno da Presidente dell'Antimafia. È amaro che lo cerchino nell'attuale Presidente della Camera.

Su quelle iniziative, che ci auguriamo di poter discutere in Parlamento con una severità venuta meno da prima dell'estate, in occasione dell'esame del provvedimento sulle intercettazioni, credo si possa ritrovare serenità ed una potestà di confronto. Se però da parte vostra o di altri si parla di uso politico del garantismo, ve ne dovete vergognare. L'uso politico del garantismo, se esiste, appartiene tutto quanto alla tradizione democratica, liberale e moderata. È l'uso politico del giacobinismo che dobbiamo eliminare con quel quinto punto sul quale votammo la fiducia. (Applausi dal Gruppo PdL, del senatore Perducae dai banchi del Governo. Congratulazioni).

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