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Questo articolo è stato pubblicato il 13 dicembre 2010 alle ore 14:55.
Signor Presidente, i colleghi senatori mi perdoneranno se rinvio ad altre circostanze una risposta al senatore Mazzatorta sui regolamenti parlamentari e al senatore Pera sulla crisi del centrosinistra; ne parleremo un'altra volta. Oggi parliamo del dibattito della fiducia, dei problemi che riguardano il Governo Berlusconi, che negli ultimi due anni e mezzo ha chiesto per 36 volte la fiducia ma lo ha sempre fatto su questioni di tattica parlamentare, mentre il voto di domani è invece un voto politico, forse il primo vero grande voto politico di questa legislatura (Commenti del senatore Monti) e sono politiche anche le ragioni per le quali i parlamentari di Futuro e Libertà sono usciti dal Partito delle Libertà denunciando, cito, «l'appiattimento del Presidente Berlusconi sulle posizioni della Lega Nord, la riduzione del Parlamento a dépendance del Governo, la trasformazione dei telegiornali in fogli d'ordine del Partito delle Libertà e la ricerca dell'impunità personale»; e nessuno di questi nodi politici è stato sciolto. Domani sapremo se il mercato delle ultime settimane avrà procurato al Presidente Berlusconi delle inutili soddisfazioni; ma sappiamo già che fuori del Parlamento la sfiducia del Paese e della comunità internazionale è un dato di fatto che nessuna compravendita potrà modificare (Applausi dal Gruppo PD). Comunque vada il voto tra due giorni Berlusconi non sarà più in grado di Governare. (Commenti dal Gruppo PdL).
Scusi, Presidente, vorrei poter svolgere il mio intervento tranquillamente, avendo consentito a tutti i colleghi di farlo: non ho interrotto nessuno. Non possiamo, Presidente, metterci ad urlare ogni volta che sentiamo qualcosa che non ci piace. (Brusìo).
PRESIDENTE. Colleghi, abbiamo ottenuto stamattina un dibattito abbastanza composto, tranne momenti brevissimi. Vi rivolgo un invito: siamo in fase di conclusione; il senatore Zanda ha il diritto di svolgere il suo intervento in piena serenità e nel silenzio.
ZANDA (PD). Signor Presidente, giorni fa, un grande direttore di orchestra argentino-israeliano, Daniel Barenboim, ha chiesto al Governo di rispettare la Costituzione, e mi ha colpito l'applauso con il quale il pubblico del teatro Alla Scala ha accolto il suo appello: dal Presidente della Repubblica, che voglio ringraziare per quello che fa per l'Italia, al sindaco di Milano Letizia Moratti, che ringrazio per aver sostenuto con il suo applauso il valore della Costituzione. Ma mentre il teatro Alla Scala applaudiva la Costituzione, in piazza c'erano gli studenti che protestavano.