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Documento / 10 - L'intervento del senatore Mario Baldassarri (Futuro e libertà per l'Italia)

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Questo articolo è stato pubblicato il 13 dicembre 2010 alle ore 14:40.

Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, membri del Governo, onorevoli colleghi, come lei ben sa, presidente Schifani, sono rientrato ieri da un viaggio negli Stati Uniti su sua precisa delega a rappresentarla ad un importante incontro a Houston di oltre 200 ricercatori italiani che lavorano all'estero. Francamente, durante questo viaggio formale e ufficiale da parte del Senato, contrariamente a qualche nota di agenzia, ho avuto la percezione che la situazione economico-finanziaria in giro per il mondo e sui cieli d'Europa sia talmente seria, talmente fragile, talmente a rischio che sarebbe da irresponsabili immaginare che da questo confronto politico si vada allo scioglimento delle Camere e a nuove elezioni a breve termine. Metteremmo a rischio l'intera nuova generazione. Nei prossimi mesi l'Italia ha bisogno di un Governo forte, autorevole, che mantenga le promesse con gli elettori.
Signor Presidente del Consiglio, con la solita franchezza, trasparenza e lealtà le dico subito i punti sui quali concordo con il suo intervento di questa mattina e - se mi permette - anche i punti sui quali non è che non concordo, ma sui quali vorrei maggiore chiarezza e precisione di contenuti. I punti sui quali concordo, signor Presidente del Consiglio, sono i seguenti: la sovranità dei cittadini che hanno eletto una maggioranza, il rispetto del mandato degli elettori. Però il rispetto del mandato degli elettori è a governare e a mantenere le promesse fatte agli elettori. Pertanto, non tradisce chi insiste da tempo per cercare di far mantenere quelle promesse, semmai tradisce chi quelle promesse non le mantiene.

Mi consenta l'amico senatore Pera, che ha dimenticato un peccato originale nelle sue tante critiche al presidente Fini, di dire che il peccato originale, a mio parere, è quando il cofondatore del PdL viene dichiarato non compatibile con il PdL.
Da lì - a mio parere - nasce tutta la diatriba di questi mesi, che è un confronto politico e non semplicemente personalistico.
Abbiamo tutti sognato - collega Pera - un grande centrodestra, aderente al Partito popolare italiano. Ma lo abbiamo sognato perché facesse quelle riforme liberali e democratiche che l'Italia attende da troppo tempo. Sono più di 15 anni che lavoriamo su questo. Purtroppo, ad oggi, quelle riforme strutturali che avrebbero dovuto rivoluzionare la politica, l'economia e la società italiana sono ancora ferme.

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Tags Correlati: Gianfranco Fini | Italia | Partiti politici | PDL | Presidente del Consiglio | Senato | Stati Uniti d'America

 

Allora mi consenta un chiarimento di fondo, signor Presidente, su un punto specifico riguardante la politica economica e sociale, per sgombrare da ogni dubbio la mia personale opinione, che tra l'altro ho avuto modo di esternare in questa Aula più volte e anche durante i nostri incontri frequenti avuti fino a poco tempo fa.

Il controllo del deficit e del debito pubblico, ossia il rigore finanziario, è un atto dovuto. Non è la politica economica. Il mantenere sotto controllo i saldi finanziari è un atto dovuto, qualunque sia il Governo e la maggioranza politica. Ma non lo si può confondere con la politica economica, che è altra cosa. Poggia sulla pietra miliare dell'equilibrio finanziario, in assenza del quale si va allo sfascio dei conti. Sarebbe irresponsabile tre volte. Ma non può esaurire la responsabilità della scelta politica.
La distinzione vera tra una visione di centrosinistra e una di centrodestra, non deve essere nel "se" si debbano salvaguardare gli equilibri finanziari. In un Paese serio, centrodestra e centrosinistra dovrebbero fare patrimonio comune rispetto all'equilibrio finanziario.
La differenza politica sta semmai nel fatto che il centrosinistra, per sue valutazioni, suoi valori e per la sua storia, tende a raggiungere quell'equilibrio finanziario con più spesa pubblica, più intervento dello Stato e più tasse. Alla radice, infatti, c'è la convinzione che le scelte libere degli individui, delle famiglie, delle imprese e del mercato sono tendenzialmente più sbagliate delle scelte che possono prendere le entità pubbliche.
Il centro‑destra non può rinunciare ai suoi valori, alle sue radici e ai suoi principi mantenendo saldo l'equilibrio finanziario, ma ottenendo quell'equilibrio in altro modo, con meno spesa e meno tasse. Questa è l'origine del centrodestra.

Purtroppo, però, signor Presidente del Consiglio, la situazione ad oggi - come dimostra anche la manovra di luglio, ratificata dalla legge di stabilità la settimana scorsa - tende ad ottenere quell'equilibrio più nella continuità quasi ideologica con il centrosinistra che non nel rispetto dei valori, dei progetti e dei programmi profondi del centrodestra.
I famosi 48 miliardi di maggiori entrate che abbiamo deliberato in quest'Aula, a luglio, e poi confermato nella legge di stabilità, servono - per 25 miliardi - a tagliare il deficit pubblico, ed è ovvio che quella è la parte sacrosanta. Ma, per altri 23 miliardi, servono a coprire maggiori spese pubbliche, in particolare 26 miliardi in più di spesa corrente e 3 miliardi in meno di investimenti. Non lo dice il senatore Baldassarri, ma lo afferma il Servizio studi del Senato.
Devo dire che francamente che ho votato anch'io a luglio - lei, Presidente del Consiglio, vi pose la fiducia - una manovra che strutturalmente frena la crescita e peggiora la qualità dei conti, nel senso di più spesa e più tasse. Ho detto che la legge di stabilità, essendo una legge tabellare, andava votata comunque per salvaguardare il Paese dalle fibrillazioni internazionali.

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