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Questo articolo è stato pubblicato il 13 dicembre 2010 alle ore 06:47.
A CURA DI
Rossella Cadeo
Prove sul campo di felicità: è nella provincia di Pesaro Urbino che si svolgeranno i primi test sulla vivibilità, non solo dal punto di vista economico, di un territorio. E a giugno verrà organizzato il primo "Festival della felicità". Il tutto all'insegna dell'idea – sempre più condivisa – che il Pil non sia tutto.
«La ricchezza, da sola, non basta a fare la felicità. E il Pil è uno strumento inadeguato, e ormai obsoleto, nella misurazione del benessere e della società. In questo senso, le classifiche sulla qualità della vita stilate periodicamente dal Sole 24 Ore, testimoniano l'attualità di un dibattito iniziato già nel 1968, quando Robert Kennedy, davanti agli studenti dell'università del Kansas, affermava che il "Prodotto interno lordo misura tutto, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta"». Con questa premessa Matteo Ricci, presidente pd della provincia di Pesaro Urbino (al 29° posto, nella graduatoria del Sole 24 Ore pubblicata lo scorso 6 dicembre), spiega la candidatura del capoluogo marchigiano a misurare periodicamente i nuovi indicatori del benessere e della qualità della vita.
«Oltre alla crescita, fondamentale perché altrimenti mancano occupazione e redistribuzione, abbiamo ora bisogno di un indice in grado di misurare altri parametri cruciali – continua Ricci –: salute, sostenibilità, aspettativa di vita, sicurezza sociale, partecipazione, livello delle relazioni e delle disuguaglianze. È innegabile che la percentuale maggiore di ciò che fa felice una persona appartiene alla sfera privata: affetti, relazioni, spiritualità. Ma interrogarsi su quella parte di scelte pubbliche che possono incidere sulla dimensione personale dei cittadini è una missione che può restituire dignità alla politica».
Pesaro Urbino non si propone certo di diventare la provincia più ricca, tanto più che le ultime rilevazioni parlano di un tasso di disoccupazione al 5,9% (quando prima si viaggiavia sul 3,2%) con un 7% in vista per la fine del 2010. I punti di forza però non mancano: come la bassa incidenza di reati, i successi contro i tentativi di insediamento della criminalità organizzata, la forte coesione sociale, la fitta e diffusa rete di piccole imprese e realtà artigiane. Senza contare che si tratta di una delle province più longeve d'Italia, con una buona quota di ultracentenari tra i 366mila abitanti.