Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 14 dicembre 2010 alle ore 06:37.
PALERMO - A Natale i pizzini di Salvatore e Sandro Lo Piccolo portano in dono alla Sicilia onesta l'arresto di 63 fedelissimi del boss e di suo figlio. Sono finiti ieri in carcere con accuse che vanno dall'associazione per delinquere di stampo mafioso, all'estorsione, all'associazione finalizzata al traffico di droga, porto e detenzione di armi da fuoco, intestazione fittizia di beni. L'operazione ha interessato le famiglie palermitane di Tommaso Natale, Partanna Mondello, Carini, Cinisi e Terrasini.
L'operazione della squadra mobile di Palermo – che ieri ha ricevuto il plauso del Governo, dei ministri della Giustizia e dell'Interno e dell'intero arco parlamentare – è stata infatti possibile grazie al lungo e mai interrotto lavoro di analisi effettuato sui pizzini ritrovati nel covo di Giardinello, dove il capomafia fu arrestato il 5 novembre 2007, che finora ha portato alla cattura complessiva di 184 persone, all'individuazione dei responsabili di 87 estorsioni e al sequestro di 15 società con fatturati milionari.
Dalla decifrazione dei pizzini, gli investigatori, con questo quinto e ultimo filone dell'inchiesta denominata "Addiopizzo", sono riusciti a risalire ai responsabili delle estorsioni, del traffico di stupefacenti e a delineare lo scenario estortivo palermitano. Sono stati così identificati i soggetti – indicati ad esempio come "y" o "camion" – ritenuti responsabili di estorsioni o traffico di stupefacenti. La polizia scientifica è riuscita a ricostruire alcune trame mafiose dei Lo Piccolo estrapolando i dati contenuti nel nastro di una macchina per scrivere, reso apparentemente inservibile e buttato tra i rifiuti.
Secondo quanto è emerso dalle indagini, a pagare il pizzo sono stati, tra gli altri, anche alcuni imprenditori che hanno eseguito i lavori di ristrutturazione dell'aeroporto "Falcone e Borsellino", quelli che hanno realizzato una caserma militare e un asilo materno. La polizia ha fatto luce anche sul progetto dei Lo Piccolo di monopolizzare il mercato palermitano della droga, invadendolo con la cocaina proveniente dal Sud America attraverso i porti olandesi.
L'inchiesta "Addiopizzo" si è conclusa ed è tempo di primi bilanci. Il capo della Procura di Palermo Francesco Messineo ha usato molta prudenza. «Siamo di fronte ad una crepa nel muro di omertà dietro al quale si trincerano normalmente le vittime del racket», ha detto. «Quando i commercianti potranno gestire le proprie attività, preoccupandosi solo del mercato e non vivendo il timore del racket – ha proseguito Messineo – Palermo sarà una città normale. Soprattutto adesso, in prossimità delle vacanze di Natale, l'appello che rinnovo ai commercianti vittime del racket è di trovare la forza di denunciare i propri estorsori». Il procuratore aggiunto Antonio Ingroia ha ricordato l'importanza della costanza nelle indagini. «Lo Stato – ha detto Ingroia – da anni fa la sua parte nel difendere quanti decidono di collaborare, e per questo agli imprenditori rivolgo l'appello affinché trovino un pizzico di coraggio in più».