Arresti domiciliari concessi a Lombardi

ROMA
«Fu Dell'Utri a prospettarmi l'esigenza di avvicinare l'avvocato generale dello Stato per ottenere il rinvio della causa Mondadori. A suo dire la richiesta proveniva da Ghedini». Lo afferma l'ex giudice tributario Pasquale Lombardi in uno dei passaggi chiave dell'interrogatorio reso in carcere ai magistrati che indagano sulla cosiddetta P3 lo scorso 3 dicembre. Proprio tali dichiarazioni, assieme alle precarie condizioni di salute, hanno convinto ieri il gip di Roma, Giovanni De Donato, a concedere a Lombardi gli arresti domiciliari. L'indagato era in carcere dall'8 luglio.
Secondo il gip, le parole di Lombardi indicano «una parziale e rilevante volontà di allentare, e forse iniziare a interrompere, i rapporti delittuosi con i sodali» della P3. In particolare, prosegue De Donato, sul ricorso in Cassazione della Mondadori per una pendenza fiscale con l'Agenzia delle Entrate, Lombardi ha ammesso esplicitamente il «ruolo illecito svolto a vario titolo, in concorso con lui» da Marcello Dell'Utri, dall'imprenditore Arcangelo Martino, da Flavio Carboni, dal coordinatore del Pdl, Denis Verdini, dal sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo, dall'ex magistrato di Cassazione, Antonio Martone, e dall'ex avvocato generale dello Stato, Oscar Fiumara. Nell'interrogatorio, di cui Il Sole-24 Ore ha preso visione, Lombardi afferma: «L'argomento fu affrontato in 2-3 riunioni. Alla prima, intorno a metà ottobre 2009, parteciparono Dell'Utri, Martino, Carboni, Verdini e, se non ricordo male, Caliendo. Si discusse della necessità di avvicinare l'avvocato generale dello Stato per ottenere il rinvio della causa Mondadori». Lombardi racconta di aver incontrato Fiumara il 26 ottobre: «Disse di non essere contrario al rinvio. Seppi da Carboni che dopo di me anche l'avvocato Ghedini si era recato da Fiumara». Lombardi parla anche di Martone. «Ci siamo incontrati a piazza Barberini io, Martone e Carboni per avere un parere tecnico da Martone sulla causa Mondadori. Ci disse che per il rinvio era opportuno acquisire il parere favorevole dell'avvocato generale dello Stato».
Quanto alle presunte pressioni per il Lodo Alfano, il gip scrive che Lombardi chiama in causa «Dell'Utri, Caliendo, Verdini, Carboni, Martino, Martone e potenzialmente Arcibaldo Miller». Ai pm Lombardi ha confermato le riunioni a casa Verdini. «Dell'Utri – ha raccontato – mi disse dell'esigenza di avvicinare i giudici della Corte Costituzionale. Feci dei tentativi con esito negativo. Anche Martone aveva assunto tale impegno ma non ci riuscì. Poi millantai di avere conosciuto le intenzioni di voto dei giudici». Ieri Martone ha smentito di aver attuato interventi sulla vicenda Mondadori e sul Lodo Alfano. Sulle presunte interferenze nell'inchiesta sullo smog a Milano, Lombardi ha detto che Martino gli chiese di agire «nell'interesse di Formigoni». Per questo, incontrò l'allora procuratore di Milano Nicola Cerrato per avere informazioni riservate che girò allo stesso Martino il quale riferì al presidente lombardo. Tra le persone tirate in ballo da Lombardi anche l'ex presidente della Cassazione Vincenzo Carbone e «potenzialmente Caliendo in ordine a favori da procurare a Carbone».

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