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Questo articolo è stato pubblicato il 15 dicembre 2010 alle ore 06:39.
ROMA
Quarantatre persone finite in manette con l'accusa di associazione mafiosa e un duro colpo inferto alla cosca Commisso di Siderno, una delle più potenti della Calabria. È il bilancio dell'operazione «Recupero» portata a termine ieri da carabinieri e polizia contro la 'ndrangheta reggina e coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. «Ancora un successo dello stato contro le organizzazioni criminali», ha commentato soddisfatto il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, che ha ricordato come ieri sia stato raccolto «il frutto di un lungo lavoro di intelligence che ha avuto i suoi primi effetti nel luglio scorso», quando grazie all'operazione «Crimine» tra Calabria e Lombardia erano state arrestate oltre 300 persone e colpite le più importanti famiglie della 'ndrangheta delle province di Reggio Calabria, Vibo Valentia e Crotone.
Tra gli arrestati, spicca il nome dell'ex sindaco di Siderno (fino a marzo), Alessandro Figliomeni, in procinto di partire per l'Australia per sfuggire all'arresto: «Intratteneva rapporti con il capoclan Giuseppe Commisso», ha spiegato il procuratore capo di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone. Secondo l'accusa, il politico, ex Forza Italia poi transitato nell'Mpa, dallo scranno più alto del comune di Siderno dirigeva e coordinava, insieme con gli altri boss, una delle cosche più potenti del reggino.
L'inchiesta calabrese ha coinvolto anche altri cinque politici, raggiunti da avviso di garanzia in cui si ipotizzano, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa, concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio. I politici sono due ex consiglieri regionali, Luciano Racco e Cosimo Cherubino, che alle ultime elezioni si sono presentati, non venendo eletti, rispettivamente con Pd e Pdl e il sindaco di Casignana, Pietro Crinò. Avvisi di garanzia anche all'ex assessore del comune di Siderno, Antonio Commisso e all'ex consigliere allo stesso comune, Giuseppe Tavernese.
Ieri ci sono stati arresti anche a Milano, 16 persone, e Torino, 12. A finire in manette, nel capoluogo lombardo, per spaccio di droga, i "rampolli" delle famiglie della 'ndrangheta calabrese, Barbaro e Pangallo, originarie di Platì (Reggio Calabria), ormai insediate stabilmente a Milano. A Torino sgominata invece una cellula mafiosa che operava a Settimo, nella prima cintura a nord-est del capoluogo piemontese.