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Fioroni al Sole.com: i cattolici del Pd non andranno nel Terzo polo ma «vincere insieme si può fare»

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Questo articolo è stato pubblicato il 16 dicembre 2010 alle ore 20:20.

Giuseppe Fioroni è infuriato per le voci (false, assicurano lui e il gruppo di parlamentari che gli sono vicini) sulle presunte intenzioni di abbandonare il Pd di alcuni di loro. «Voci ignobili senza alcun fondamento politico che smentiamo recisamente», scrivono i senatori Paolo Giaretta, Emanuela Baio, Daniele Bosone e Lucio D'Ubaldo, a cui sono stati attribuiti propositi di separazione dal partito. 48 sono i deputati che fanno riferimento a Fioroni e che non hanno lesinato critiche alla gestione attuale del Pd, reclamando una correzione della linea politica. Quella che rivendicano è prima di tutto la legittimità del disegno intorno al quale è nato il Partito democratico.

Insomma più che con il Terzo polo o con il Pdl la questione è tutta interna ai democratici, frutto di un disagio dei cattolici che è cresciuto nel tempo e che ora è arrivato allo scoperto. «I moderati nel Pd portano avanti con la schiena dritta una battaglia che mira non a dividere ma a farci vincere», precisa Giuseppe Fioroni. Che ricorda come i cattolici nel partito esprimano «con forza e determinazione sui territori, come a livello nazionale, un Pd soggetto riformatore e di centrosinistra che vuole rilanciare un patto con l'Italia profonda e laboriosa fatta da lavoratori autonomi, professionisti, partite Iva senza la quale non si governa». Insomma l'appartenenza al centrosinistra non è in discussione, anche perché il cuore della questione non sta nella dirigenza, ma negli elettori. «Il Pd è la forza centrale dell'alternativa - sottolinea Fioroni - e non si definisce per gli alleati che sceglie ma per il progetto di paese che propone all'Italia, avendo l'autorevolezza di non rispondere alle proposte di matrimonio ma di vedere sul progetto d'Italia che vogliamo chi ci sta».

«Casini e il suo polo sono interlocutori privilegiati»
Dunque «è evidente che Casini e il suo polo sono interlocutori privilegaiti se condividono con noi l'idea d'Italia e soprattutto il convincimento che in politica nessuno si candida ad arrivare terzo su tre, ma soltanto a vincere». Insomma nessuna intenzione di confluire nel polo fondato da Casini, Fini, Rutelli con Mpa e Liberal democratici, ma «vincere insieme si può fare». Ed è proprio qui che starebbe la ragione di veleni e malignità che circolano in queste ore. «Affermare questo con forza, anche ruvidezza, ci rende scomodi», dice Fioroni.

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Tags Correlati: Casini | Daniele Bosone | Emanuela Baio | Giuseppe Fioroni | Italia | Lucio D'Ubaldo | Movimento per l'Autonomia | Paolo Giaretta | Partiti politici | Pd | PDL |

 

Però gli spazi di confronto e di dialogo tra i democratici vanno salvaguardati, perché «i moderati fanno la loro parte nel Pd se sono in grado di incidere e di far vincere».
E ora che i nodi sono venuti al pettine non c'è più tempo per rimandare, per questo Fioroni dice con forza «basta a chi invece di affrontare il merito delle nostre questioni ci ripropone la stucchevole e impaurita cantilena: "non capite, siete cretini", oppure "state per andarvene". Chi sostiene questo lavora perché Berlusconi governi l'Italia per i prossimi vent'anni».
Come dire: accuse respinte al mittente. Con una postilla chiara: l'idea di Pd che taluni hanno dentro il partito (ai democratici la sinistra, a Casini e Fini il centro) non può più funzionare, perché sarebbe la negazione del disegno su cui é nato il Pd. È per portare avanti questo convincimento che Fioroni e suoi vanno avanti a combattere, «senza farsi intimidire».

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