Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 17 dicembre 2010 alle ore 06:40.
BRUXELLES. Dal nostro inviato
Glielo avevano sussurrato nei giorni più caldi, prima della fiducia di martedì, gli ambasciatori di fiducia nelle istituzioni comunitarie, il vicepresidente della Commissione Ue, Antonio Tajani e il capo della delegazione italiana al Ppe del Parlamento europeo, Mario Mauro. Anche in Europa c'era chi avrebbe scommesso, prima del 14 dicembre, sulla fine politica di Silvio Berlusconi e del suo governo. E invece le cose sono andate diversamente. Ed ora è quasi scontato che i colleghi europei siano prodighi di sorrisi e pacche sulle spalle. Perché lo scenario è cambiato e la prospettiva che il governo duri altri due anni e mezzo non è affatto da escludere. Berlusconi si sente sicuro di poter allargare la maggioranza portando con sé almeno altri otto parlamentari.
Va in scena così, nel castello di Meise, alle porte di Bruxelles, la cerimonia della "reinvestitura" europea del Berlusconi "vincitore". L'occasione è offerta dalla tradizionale colazione di lavoro dei capi di Stato e di governo europei appartenenti al Ppe che precede il consiglio europeo alla quale partecipa come invitato anche il re di Giordania Abdullah. Lui, il premier, forse casualmente forse no, arriva per ultimo al vertice quando tutti gli altri commensali sono già seduti. Quasi un colpo di teatro nel grigiore del castello. C'è chi si alza in piedi. Il presidente del Ppe, Wilfried Martens, lo abbraccia e lo bacia così come il premier lussemburghese Jean Claude Juncker (con il quale il rapporto non è mai stato così stretto). E poi anche il capogruppo del Ppe a Strasburgo, Joseph Daul, che già aveva dichiarato la sua soddisfazione nel rivedere il premier italiano nuovamente in sella. Sono quasi le due e mezzo quando il presidente del consiglio si siede accanto al cancelliere Angela Merkel e al presidente rumeno Traian Basescu. Strette di mano e sorrisi anche da loro mentre cresce l'interesse per quello che andrà a dire il premier italiano. Il quale si lancia nella difesa della competitività in Europa per concentrarsi, poi, sui temi politici. «Sono e resto il Ppe in Italia» avrebbe detto Berlusconi ai suoi colleghi aggiungendo: «Avrete tutti capito che in questi vertici mi dovrete sopportare per altri due anni e mezzo; vi posso garantire che il mio governo è solido ad arriverà alla fine della legislatura». Berlusconi suggerisce di non limitarsi a guardare i tre soli voti di fiducia ottenuti alla Camera perché, aggiunge «ho un elenco di nomi». Una "fila" di parlamentari pronti a rientrare nel Pdl.