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Giovagnoli: la Chiesa sostiene il bipolarismo, non credo a una scissione dei cattolici del Pd

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Questo articolo è stato pubblicato il 17 dicembre 2010 alle ore 20:12.

I cattolici del Pd non andranno nel Terzo polo ma vedono Casini, Fini e Rutelli come alleati privilegiati nell'azione politica da qui in avanti. Così un parlamentare autorevole e di lungo corso come Beppe Fioroni ha detto al nostro sito, reagendo ai rumors che parlano dell'intenzione di alcuni di loro di abbandonare i democratici guidati da Bersani. Il tema è particolarmente caldo in questi in giorni in cui il presidente del Consiglio non fa mistero di voler allargare la maggioranza che sostiene il suo esecutivo, pensando ai parlamentari dell'Udc e proprio a quei cattolici in sofferenza per un Pd sempre più sfidato da Di Pietro e Vendola.

Nel frattempo anche la Chiesa fa le sue valutazioni e segue con attenzione le vicende politiche italiane. Il cardinale presidente della Cei, Angelo Bagnasco, richiama l'esigenza di un maggiore dialogo tra le forze politiche mentre Benedetto XVI, incontrando proprio oggi il nuovo ambasciatore italiano in Vaticano Francesco Greco, afferma che la Chiesa non vuole potere, privilegi o soldi, ma ringrazia al contempo il governo per la difesa del crocifisso in sede europea e richiama all'importanza della dimensione pubblica della fede. Su queste premesse può essre utile valutare il momento dei cattolici italiani impegnati in politica dopo il voto di fiducia di martedì (e le sue conseguenze), con un analista come Agostino Giovagnoli, docente di Storia Contemporanea all'Università Cattolica di Milano ed esperto dei rapporti tra Chiesa e politica.

Professore, come la Chiesa vede e giudica gli ultimi sviluppi della situzione politica italiana? Cosa sta più a cuore alle gerarchie in questo momento?
Il cardinal Bagnasco è stato chiaro, quando ha chiesto più dialogo alle forze politiche. La Chiesa è essenzialmente preoccupata per la stabilità interna del paese e auspica collaborazione per il bene dell'Italia. Naturalmente che cosa questo voglia dire nello specifico è tutto da vedere. La linea della Cei dal 1994 è di estrema prudenza nell'evitare pronunciamenti in favore di schieramenti precisi. La Chiesa, perciò, non appoggia direttamente alcun partito, nemmeno i partiti che in un qualche modo possono richiamarsi direttamente al nome cristiano, come l'Udc. Questo non vuol dire che non ci siano rapporti "riservati" tra le gerarchie e i partiti.

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Quali le aspettative della Chiesa nei confronti della politica e dei cattolici impegnati in parlamento?
Distinguerei prima di tutto i due piani: le domande della Chiesa sono di attenzione ai temi sociali; il cardinale Bagnasco segnala spesso l'emergenza disoccupazione come prioritaria, oltre naturalmente ai temi della bioetica. Credo che nei confronti dei cattolici in politica ci sia meno attenzione, meno interesse da parte della gerarchie, a meno che abbiano i numeri e siano in grado di influenzare direttamente le scelte del governo. C'è certamente grande interesse nei confronti di nuove leve di politci cattolici, ma soprattutto nell'ambito della formazione. La realtà della politica italiana fa sì che la Chiesa sostenga pienamente l'assetto bipolare, dove il ruolo specifico dei cattolici è interno ai singoli schieramenti. La Chiesa è convinta di questo e ne trae le conseguenze: conta di più, per capirci, l'influenza dei cattolici nei singoli schieramenti.

Dopo il voto di fiducia prevede che si manifesteranno spostamenti di cattolici da un partito o da uno schieramento all'altro?
È indubbio che ci sia un forte disagio tra i cattolici dei due poli principali, ma non prevedo nell'immediato effetti dal voto di fiducia. C'è frustrazione, poichè i valori dei cattolici non trovano sempre accoglienza nelle scelte dei partiti, ma questa non sfocia necessariamente in un cambiamento degli assetti politici. Il Terzo polo, poi, presenta alcuni problemi: come si combineranno, a livello di valori ispirativi, Fini e Casini? Che i cattolici "centristi" contino di più è per il momento solo una speranza. Se l'Udc fosse approdato all'interno della maggioranza di governo, invece, i cattolici avrebbero avuto forse più peso e influenza.

Esiste un partito che possa definirsi, in un qualche modo, più "cattolico" di altri?
In un certo senso lo è l'Udc, ma attenzione: come dicevo, questo non vuol dire che sia l'erede della Democrazia Cristiana e che abbia l'appoggio diretto della Chiesa. Quella stagione si è conclusa. A meno che il nuovo polo di centro assuma delle proporzioni tali da far cambiare linea alle gerarchie. Ad oggi un'ipotesi poco probabile.

Come vede i veri o presunti "maldipancia" dei cattolici del Pd?
Sono ovviamente a disagio, anche se l'esperienza di Rutelli mi sembra che non incoraggi molto la fuga dal partito. Certo, ci potrà essere il passaggio di qualche singolo parlamentare o di qualche gruppetto. Ma escludo una scissione.

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