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Dormire per strada a -4, un altro clochard morto. Notte d'inverno a Milano coi city angels

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Questo articolo è stato pubblicato il 18 dicembre 2010 alle ore 12:27.

Il corpo di un uomo, un clochard di Milano, è stato trovato privo di vita questa mattina in via Farini, accanto a un supermercato. Il decesso dell'uomo, di circa 50 anni, potrebbe essere stato causato dal freddo. Sul posto il 118 di Milano. Ad accertare la causa esatta della morte sarà l'esame autoptico. Il clochard è stato identificato soltanto attraverso un tesserino dell'Opera San Francesco di Milano, l'Onlus dei frati capuccini che offre assistenza ai poveri, che aveva in tasca.

Dormire, per strada, a -4 gradi. Il freddo penetra nelle ossa, i piedi e le mani diventano insensibili. Se si ha la tempra forte si resiste, battendo i denti. Nei peggiori dei casi, quelli che fanno notizia, si muore. A Milano è successo qualche giorno fa, quando una donna senza tetto, 48 anni, è morta per strada, sbronza. Per capire cosa voglia dire essere invisibili, a Milano, e dormire su un marciapiede con due o tre coperte addosso, abbiamo seguito per una notte i city angels, il gruppo di volontari che da 16 anni, nel capoluogo lombardo, porta cibo, scarpe e vestiti ai clochard.

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Il giro inizia alle 21
Si parte dalla sede dell'associazione in via Teodosio. Fuori c'è già un freddo pungente, uno o due gradi sotto lo zero. Il gruppo è formato da sei persone, ognuna di loro usa un nickname per essere individuato: c'è Condor (il caposquadra), Charlie, Onda, Luna, Rock ed Eterea.
Prima tappa a Tonale, dietro la Stazione Centrale, nel magazzino dell'associazione che vive di donazioni spontanee. Bisogna raccogliere più materiale possibile: con il freddo sempre più rigido servono coperte, tante coperte, e giubbotti pesanti, maglioni, pantaloni e scarpe. «Le scarpe – ci dice Charlie – sono il bene più prezioso per i senza tetto: sono il loro unico mezzo di locomozione, si rompono facilmente e spesso se le rubano tra di loro». Davanti al magazzino incontriamo i primi clochard. Giuseppe – il nome è di fantasia – prende un sacco a pelo. «Questo basta per la notte?», gli chiediamo. E lui: «Ma va, ne ho qua un altro, di quelli grossi», ci risponde. Se li farà bastare.

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Tags Correlati: Cesano Boscone | Esercizi commerciali | Eterea | Onlus | San Babila | San Francesco

 

Verso il centro
Fatto rifornimento di tutto il possibile, si parte per il centro di Milano. Senza tetto anche qui? E' sempre Charlie a rispondere: «Ce ne sono veramente tanti che dormono in zona Duomo, durante il giorno diventano invisibili nelle strade dello shopping ma la sera escono fuori, aspettano di dormire sotto i portici che li riparano un po' di più dal freddo».
Alle 22 il furgoncino con cui si muovono i city angels si ferma in una stradina tra il Duomo e San Babila. Ci sono 10-15 persone ad aspettare: aumenteranno nel corso della sosta. Jasser ha bisogno di guanti, Fulvio di due cappotti, Antonio è in fila per il cibo caldo. I city angels distribuiscono panini con carne e formaggio, dolci e the caldo. Una benedizione con la temperatura che sta scendendo.
Un signore che non ci dice il suo nome racconta che lui è fortunato: ha una casa che lo protegge d'inverno ma con 250 euro di pensione al mese non riesce a mangiare né ad avere acqua calda. Racconta di conoscere parecchie persone che dormono sui marciapiedi: «C'è un tipo che vive così da 25 anni, un altro da 12… Così, in strada». E quando c'è molto freddo? «Si mettono sette otto coperte addosso perché con una muori comunque. L'unica cosa bella – conclude amaro –è che se te ne vai per il gelo nemmeno te ne accorgi. Di freddo si muore, punto e basta».
In centro i city angels rimangono più di un'ora e mezzo. Poi dritti a Cesano Boscone, nell'hinterland milanese. Ci sono 7 rom che vivono in due baracche, non hanno nulla.

A Cesano Boscone
Quando il furgoncino arriva, c'è Ana ad aspettarlo. E' intirizzita, ha un cappotto non troppo pesante addosso. Prende le buste che Condor, Luna, Eterea e gli altri hanno preparato. Ringrazia, augura buon natale, poi ripete «freddo, freddo, i bambini hanno freddo». E non hanno vestiti abbastanza pesanti per riscaldarsi.
Non ne hanno neppure i city angels. Si stringono dispiaciuti nelle spalle, Eterea ha il magone: «Facciamo quello che possiamo ma a volte non basta».
E' notte fonda, la temperatura è arrivata a – 4: si gela anche sul furgoncino, con il riscaldamento acceso. Salutiamo Ana e ci chiediamo che sonno avranno i suoi bambini. La risposta che immaginiamo non ci piace affatto.

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