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Casini: non interessati a incarichi

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Questo articolo è stato pubblicato il 19 dicembre 2010 alle ore 08:16.

PALERMO
Il più soft è il ministro Sandro Bondi. «Il terzo polo è panna montata». Ma nel Pdl (da Bonaiuti a Cicchitto, da Capezzone a Gasparri) è tutta una gara ad alzare i toni contro il novello asse Casini-Fini–Rutelli. Il leader dell'Udc, però, non si scompone. Sbarca a Palermo, in quella Sicilia in cui il partito ha subito la diaspora dell'ex segretario regionale Saverio Romano e dei cosidetti Pid, i popolari per l'Italia di domani, puntello pro-fiducia in parlamento. E dall'isola Casini continua il suo dialogo a distanza con il Cavaliere. «A noi non interessano i ministeri, a noi interessa il bene dell'Italia».
Vola alto il numero uno dei centristi strizzando l'occhio agli Usa. «Se il governo – prosegue Casini – dovesse chiamarci per collaborare nell'interesse dell'Italia, allora saremo disponibili al confronto. Il nostro modello – aggiunge – è quello di Obama che ha saputo unire repubblicani e liberali nell'interesse di una sola nazione». Il leader Udc gonfia il petto e invita il premier a guardare oltreoceano dove il presidente americano «ha approvato una proposta dei repubblicani. Obama ha unificato il paese e non lo ha fatto comprando i voti, ma risolvendo i problemi».
Le voci su possibili fuoriuscite non lo intimoriscono (anche Bersani le bolla come «balle») e Casini sa di poter contrattare da una posizione di forza. «Il problema è creare un dialogo responsabile con l'opposizione. Non so se la compravendita – precisa – ci sia stata o meno, ma è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso nella disillusione politica della gente». Lui, chiarisce, non si occupa «di contabilità parlamentare ma delle questioni sociali del paese». E, a chi critica il nascente polo della nazione, risponde a tono. «Tutti parlano di noi per dire che non contiamo nulla. Se siamo così irrilevanti non si curino di noi, ma mi viene il dubbio che tutte queste dichiarazioni sono la conferma che la vera novità della scena politica italiana siamo noi». Ad ogni modo, assicura, parafrasando una famosa pellicola di Bernardo Bertolucci, «abbiamo una interlocuzione serena e seria sia con il Pdl che col Pd, ma noi balliamo da soli».
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