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Poteri speciali a Chavez Governerà per decreto

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Questo articolo è stato pubblicato il 19 dicembre 2010 alle ore 08:14.


BUENOS AIRES. Dal nostro corrispondente
Il Venezuela perde per strada un altro pezzo del suo sistema democratico e aggiunge una tessera del mosaico che raffigura il socialismo del XXI secolo, progetto anelato e perseguito dal presidente Hugo Chavez.
Il parlamento venezuelano, controllato dal Psuv (Partito socialista unitario) di Chavez, ha approvato ieri la ley habilitante, una legge che conferisce al capo di Stato poteri eccezionali per 18 mesi. L'idea, secondo quanto spiegato dagli uomini di governo, è quella di affrontare meglio l'emergenza causata dalle inondazioni che nelle ultime settimane hanno causato almeno 34 morti e 140mila senzatetto. In verità questi poteri speciali permetteranno a Chavez di varare decreti in molti ambiti, dalla finanza alle tlc, dalla difesa al fisco, dalla sicurezza ai servizi pubblici fino alle infrastrutture.
Una decisione presa prima che si insedi il nuovo parlamento, il prossimo 5 gennaio; le elezioni legislative dello scorso 26 settembre avrebbero ribilanciato i rapporti tra governo e opposizione e proprio per questo Chavez si è concesso un'autorizzazione al varo di decreti aventi valore e forza di legge. «La nuova legge è stata adottata», ha dichiarato il presidente del parlamento Cilia Flores accompagnata dagli applausi dei deputati filo-Chavez.
Per il prossimo anno e mezzo Chavez avrà quindi la possibilità di legiferare in materia di sicurezza e difesa nazionale, finanze, cooperazione internazionale, trasporti e servizi pubblici. L'opposizione, quasi del tutto assente dal parlamento dalle legislative del 2005, che vennero boicottate, occuperà a partire dal 5 gennaio prossimo 67 dei 165 seggi della nuova assemblea. Un risultato apprezzabile dopo molti anni di divisioni e incompresioni ma che non sarà in grado di abrogare questa legge, per la quale sarebbe necessario il 60% dei voti.
Quella di Chavez è una radicalizzazione politica che negli ultimi due anni ha prodotto scelte apertamente stataliste in molti settori: energetico, alimentare, media e finanziario.
La maggior parte degli osservatori politici venezuelani e latinoamericani temono che sia proprio quest'ultimo il settore preso di mira. In particolare i nuovi provvedimenti bancari, la ley de instituciones del sector bancario, conferisce al comparto il carattere di utilità pubblica; secondo il deputato dell'opposizione Juan Josè Molina questa legge prelude al controllo governativo della Banca centrale.

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Tags Correlati: Argentina | Asuncion | Bielorussia | Celso Amorim | Chavez Governerà | Cilia Flores | Filo-Chavez | Fisco | Hugo Chavez | Juan Josè Molina | Mercosur | Paraguay | Partito Socialista | Psuv | Venezuela

 

Le nuove disposizioni prevedono che nessuna banca possa avere tra le proprie partecipazioni società di assicurazioni o società finanziarie. Chavez ha inoltre minacciato di nazionalizzare le banche che «non collaborino allo sviluppo del Paese e si limitino a effettuare operazioni finanziarie».
Un altro settore che potrebbe subire gli effetti della Rivoluzione bolivariana è quello agricolo: gli espropri delle terre non coltivate - secondo gli annunci di Chavez - dovrebbero ospitare migliaia di casette, prefabbricati provenienti dalla Bielorussia di 55 metri quadrati, case per le famiglie più disagiate. Le casette costruite vicino a Minsk sono già in viaggio verso Caracars, con un cargo europeo.
Intanto due giorni fa il ministro degli Esteri brasiliano Celso Amorim ha dichiarato che il Venezuela diverrà membro pieno del Mercosur nel 2011. Il Mercosur è una unione doganale composta da Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay, con Cile e Bolivia membri associati. Amorim ne ha parlato nel corso dei lavori del quarantesimo vertice del blocco in corso a Foz de Iguazu.
L'ingresso del Venezuala avrebbe dovuto avvenire tempo fa ma gli squilibri commerciali tra i paesi soci e qualche reticenza in merito alle prerogative democratiche di Caracas ne hanno posticipato l'ingresso. In questo caso è stato il Paraguay a temporeggiare.
La settimana scorsa il governo di Asuncion ha però ritirato per la seconda volta il progetto, temendo che in parlamento (dove non gode della maggioranza dei seggi) non fossero sufficienti i numeri per la sua approvazione. Non è andata così.
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