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Questo articolo è stato pubblicato il 19 dicembre 2010 alle ore 08:13.
MADRID. Dal nostro corrispondente
A gennaio in Spagna, dopo quello del 29 settembre, potrebbe esserci un nuovo sciopero generale contro la decisione del governo di aumentare l'età pensionabile da 65 a 67 anni. Lo hanno annunciato ieri i rappresentanti delle due più importanti organizzazioni sindacali (Ignacio Fernandez Toxo di Ccoo e Candido Mendez di Ugt) al termine di una manifestazione svoltasi a Madrid (ma contemporaneamente anche in un'altra trentina di città), a cui hanno partecipato migliaia di lavoratori e cittadini. Proprio ieri, però, la Spagna ha inaugurato il collegamento ferroviario ad alta velocità tra Madrid e Valencia, un'opera da 6,6 miliardi, che ne fa il paese con la rete più lunga in Europa.
Il malcontento sociale nel paese sta crescendo, al pari di una situazione economica e occupazionale sempre più precaria e di un rischio-paese in aumento che minaccia l'equilibrio finanziario e il riordino dei conti pubblici nei tempi prestabiliti e concordati con Bruxelles.
La Spagna fatica dunque a convincere la comunità internazionale sulle sue capacità di ripresa e il premier Josè Luis Zapatero appare sempre più in difficoltà nel gestire un paese che sembra aver perso fiducia in se stesso o, comunque, aver smarrito quell'entusiasmo che aveva permesso al Pil pro-capite di superare quello dell'Italia. È dunque in questa situazione che Zapatero, dopo aver varato nelle scorse settimane l'ennesima misura di rilancio all'economia (in particolare alcune facilitazioni di carattere fiscale a favore delle Pmi) ha deciso, convinto dai partner della Ue e dalle maggiori organizzazioni economiche internazionali, di accelerare il programma delle riforme strutturali. Rimettendo mano alla nuova legge del lavoro, varata nei mesi scorsi con poco successo, ma soprattutto attaccando il sistema pensionistico che, nonostante non dia alcuna preoccupazione di copertura per i prossimi 20 anni, va riadattato all'evoluzione demografica e all'invecchiamento della popolazione.
Una riforma in profondità, quella prevista dal governo, che dovrebbe vedere la luce entro la fine del prossimo gennaio e che si basa su due principali pilastri: l'allungamento, graduale, dell'età lavorativa (o alternativamente degli anni di contributi) dagli attuali 65 a 67; l'allargamento del periodo di calcolo della pensione (peraltro ancora da definire) dagli attuali 15 anni a 20 anni o oltre.