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Orszag dalla Casa Bianca a Citigroup. Giusto o sbagliato? Dibattito in corso

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Questo articolo è stato pubblicato il 20 dicembre 2010 alle ore 14:48.

Gestione privata dell'"agenda" pubblica. Il recente annuncio del passaggio a Citigroup di Peter Orszag, fino a luglio direttore dell'ufficio del budget della Casa Bianca, dà adito a polemiche. Perché Citigroup, sostengono i più malevoli, assumendo un membro della Casa Bianca, potrebbe avere accesso a informazioni governative riservate. Ma non solo: Citigroup è stato uno degli istituti più aiutati dal piano di salvataggio governativo dopo la crisi dei mutui subprime (con un maxi-prestito da 45 miliardi di dollari). È un caso?

Va anche ricordato che non è la prima volta che la banca, tra le più vicine alle stanze di Washington fra i big, mette a busta paga uomini che hanno assunto in precedenza incarichi governativi. Ma a far discutere è anche la scelta del Washington Post di glissare sull'argomento nel giorno dell'ufficialità della notizia. Last but non least, a fomentare le polemiche sul passaggio di Orszag dall'altra parte, dal pubblico al privato, è la sua nuova busta paga (le indiscrezioni indicano che potrebbero arrivare anche a 7 milioni di dollari all'anno). I malevoli indicano che il nuovo incarico senior del 41enne Orszag, sarà il vicepresidente della divisione Investment bank, sarebbe in realtà ben remunerato proprio in ragione della lista di contatti governativi che l'ex uomo della Casa Bianca sarebbe in grado di portare nelle stanze di Citigroup, oggi la quinta più grande banca al mondo (con una capitalizzazione da 87 miliardi di dollari).

Chi accusa Orszag...
Durissimo James Fallows, veterano corrispondente del The Altantic, si tratta di una decisione «politicamente dannosa». La Casa Bianca dovrebbe rilevare questo come un caso di «corruzione strutturale», ma non lo farà. E durissimo è anche il noto commentatore dell' Economist, Will Wilkinson, l'ok di Orszag al nuovo incarico è «una profonda falla dell'ideologia liberale». Del resto, non è la prima volta che la banca americana rimpolpa il suo staff con uomini che hanno assunto prestigiosi incarichi di governo. Dieci anni fa l'istituto ha messo a busta paga Robert E. Rubin, vicino a Orszag, che lasciò l'amministrazione Clinton per diventare consulente senior del board di Citigroup. con uno stipendio da 10 milioni di dollari, senza responsabilità di gestione. Senza andare troppo indietro, sempre Citigroup si è assicurata le prestazioni di Carlos Gutierrez, segretario al Commercio sotto l'ex presidente George W. Bush, e adesso neo collega di Orszag.

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Tags Correlati: Citigroup | George W. Bush | James Fallows | James Kwak | Peter Orszag | Politica | Robert E. Rubin | Simon Johnson | Will Wilkinson

 

...e chi lo difende
Mentre prende in parte le difese di Orszag il giornalista "di casa" del Washington Post Ezra Klein che, dalle pagine del suo blog, non difende il suo quotidiano sulla scelta di smorzare la notizia, ma risponde alle critiche (numerose) di quanti ipotizzano che le dimissioni di Orszag dalla Casa Bianca per «motivi famigliari» siano state spinte in realtà dall'idea di guadagnare molto di più. «Orszag è già abbastanza ricco - spiega Klein -. E il suo comportamento alla Casa Bianca non lascia pensare che sia un uomo particolarmente motivato dal reddito». Il problema, piuttosto, secondo Klein, non è tanto «perché Orszag va a Citigroup, ma che Citigroup abbia chiamato Orszag».

Tra i pochi sostenitori della scelta di Orszag c'è James Kwak, che nel 2008 ha dato vita, con Simon Johnson, al The baseline scenario, una prestigosa agorà multimediale sulla crisi economica. Sono pienamente d'accordo - scrive - con Klein, quando scrive: «Citigroup è una istituzione veramente grande, veramente potente. L'incarico che assume Orszag è il tipo di posizione che potrebbe un giorno condurre alla presidenza. Se fossi al suo posto, e se stessi cercando di capire un modo interessante e di grande impatto per trascorrere i prossimi 40 anni, posso immaginare quanto sia attraente. Ma sono il potere, il lavoro e l'opportunità stessa, più che il denaro, a renderlo attraente».

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