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Questo articolo è stato pubblicato il 20 dicembre 2010 alle ore 13:40.
La Bielorussia ha ancora «un cammino ragguardevole» da percorrere per arrivare a tenere elezioni democratiche: è quanto sostengono gli osservatori dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) in un comunicato. «Le elezioni presidenziali indicano che la Bielorussia ha ancora un cammino ragguardevole da percorrere per rispettare gli impegni assunti con l'Osce, anche se alcuni progressi specifici sono stati compiuti», si legge nella nota dell'Ufficio per le istituzioni democratiche e per i diritti umani dell'Assemblea parlamentare dell'Osce. «Gli osservatori hanno valutato negativamente o molto negativamente le operazioni di scrutinio in quasi metà dei seggi», sottolinea la nota. «Il conteggio è stato condotto in modo per lo più poco trasparente e generalmente in silenzio, il che mina la sua credibilità».
Promosso a pieni voti dalle urne, secondo i risultati ufficiali, bocciato dalla comunità internazionale. Aleksandr Lukashenko ha strappato un quarto mandato come presidente della Bielorussia con il 79,67% delle preferenze, lasciando le briciole ai candidati dell'opposizione che, il giorno dopo il voto, sono quasi tutti agli arresti. Domenica sera nella piazza centrale di Minsk la protesta di migliaia di persone, le accuse al governo di aver falsificato i risultati, il tentativo di assaltare la sede del governo, la brutale repressione della polizia.
Lidia Ermoshina, presidente della Commissione elettorale centrale, invita a non collegare l'andamento delle votazioni con quanto avvenuto alla chiusura dei seggi. Lukashenko ha bisogno della legittimazione di Stati Uniti ed Europa, ma la prima reazione dell'ambasciata Usa è una condanna: «Gli Stati Uniti sono particolarmente preoccupati per l'eccessivo uso della forza da parte delle autorità, il pestaggio e la detenzione di diversi candidati alla presidenza, la violenza contro i giornalisti e gli attivisti della società civile», è scritto in una dichiarazione. Tra i candidati alla presidenza agli arresti ci sono Andrej Sannikov, ex ministro degli Esteri che avrebbe voluto presentarsi come alternativa a Lukashenko cercando alleanze sia in Europa che in Russia, e il poeta Vladimir Neklajev, picchiato alla testa dalla polizia anti-sommossa e poi arrestato in ospedale. Era in seconda posizione nei sondaggi: ma l'opposizione paga l'incapacità dei rivali di Lukashenko di unire le forze per raggiungere l'obiettivo comune. «In questa piazza la Bielorussia nel 1991 ha ottenuto la propria indipendenza – aveva detto Sannikov alla folla prima dell'intervento dei miliziani – e oggi in questa piazza la dittatura di Lukashenko cadrà».