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Napolitano: dalla crisi si esce o si affonda insieme. I cortei non vanno ignorati, sono spie di malessere

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Questo articolo è stato pubblicato il 20 dicembre 2010 alle ore 12:25.

«Non è questo il momento di cercare la salvezza da soli, i benefici di politiche unilaterali, nazionali o per gruppi di paese, sarebbero di breve durata: nella crisi economica di un mondo interdipendente, o si riemerge insieme o si rischia di affondare». Lo ha detto il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, in un passaggio del suo intervento al Quirinale dinnanzi al corpo diplomatico riferendosi alla crisi economica.

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Il mercato ha rivelato piedi d'argilla. Il mercato lasciato a se stesso, ha aggiunto Napolitano, ha prodotto crescita «ma ne ha rivelato i piedi di argilla, fra l'altro a prezzo di crescenti ineguaglianze alle quali dobbiamo oggi farci carico». Napolitano ha chiesto quindi un maggiore coordinamento delle politiche macroeconomiche e una riflessione sulla «profonda incrinatura del modello di sviluppo basato su un enorme dilatarsi della dimensione finanziaria».

I cortei pacifici sono spie di malessere. Il presidente della Repubblica ha parlato anche delle proteste di questi giorni dei ragazzi contro il ddl Gelmini. «La protesta pacifica, benché spesso sviata da inammissibili violenze, di tanti cittadini nelle strade delle nostre capitali, è una spia di malessere che le democrazie non possono ignorare».

Proteggere meglio la privacy. La riservatezza delle relazioni diplomatiche «andrà meglio protetta», ha detto ancora Napolitano riferendosi direttamente agli ambasciatori. Senza riferisi esplicitamente al caso Wikileaks, il presidente della Repubblica ha premesso che «la diplomazia è funzione necessaria per prevenire l'insorgere o gestire le conseguenze dei molteplici focolai di crisi nel mondo» e ha sottolineato che «per svolgere questo compito, per la comprensione e la composizione delle divergenze tra Paesi, realtà e prospettive diverse, avete diritto a una necessaria riservatezza». Questa riservatezza, ha aggiunto: «andrà meglio protetta». «Ma non lasciate che un'occasionale quanto infelice violazione della confidenzialità - ha ammonito Napolitano - vi distolga dalla missione che svolgete nell'interesse dei Paesi amici che rappresentate e insieme in quello più ampio della pace e della stabilità del mondo».

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Tags Correlati: Bce | Corpo Diplomatico | Giorgio Napolitano | Nato | O.S.C.E. | Onu | Presidenza della Repubblica

 

Sicurezza senza compartimenti stagni. «La sicurezza non può essere fornita a compartimenti stagni», ha detto ancora Giorgio Napolitano ricordando che l'Unione Europea «ha una responsabilità primaria per la protezione dei propri cittadini e per la pace e la stabilità internazionale». Questa responsabilità, ha spiegato, «rende imperativa la collaborazione con le Nazioni Unite, con l'Alleanza Atlantica, con l'Osce e con le organizzazioni regionali quali l'Unità Africana». L'Italia fa la sua parte partecipando a missioni per la pace e la stabilità internazionale: «non è un impegno a cuor leggero», ha detto il capo dello Stato sottolineando che «8mila militari italiani sono impegnati in 22 missioni di stabilizzazione autorizzate dall'Onu in 20 diverse realtà geografiche, e di questi 4mila sono in Afghanistan nella missione Isaf». Questo impegno, ha ribadito il capo dello Stato, «mi preme sottolinearlo, è delle nostra intera compagine nazionale, travalica il dibattito politico interno molto aspro e divisivo».

Sì agli euro-bond. Napolitano ha poi aperto agli euro-bond: «Idee quali quella del presidente dell'Eurogruppo Juncker e del ministro Tremonti sull'emissione di eurobond per gestire una parte del debito pubblico europeo meritano di essere considerate con apertura e attenzione».

L'euro è un traguardo irreversibile. Parlando invece di crisi, Napolitano ha evidenziato come i contraccolpi si siano abbattutti con particolare intensità sulla moneta unica europea. «Non sottovalutiamo i rischi per tutti - ha detto - ma siamo fermi nella considerazione che l'euro costituisce un traguardo fondamentale e irreversibile». Ma ha subito aggiunto: «la grande scelta compiuta va rafforzata dotando l'area euro dei mezzi di gestione dell'Unione monetaria» e in questo senso, secondo il capo dello Stato, «la Bce e il Patto di stabilità funzionano ma non bastano». Serve, ha concluso: «più integrazione, dobbiamo avere il coraggio di realizzarla».

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