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Questo articolo è stato pubblicato il 21 dicembre 2010 alle ore 13:55.
Il friulano Zoff: un uomo giusto
«Sento un dolore profondo per la perdita di un personaggio straordinario, un uomo giusto. I risultati sono secondari. Essere stato a contatto con un uomo di questo spessore è una cosa che resta per tutta una vita». Il portiere dell'Italia Mundial del 1982, Dino Zoff, ricorda così Enzo Bearzot, il commissario tecnico di quella Nazionale scomparso oggi. Al telefono con Sky Sport 24, Zoff non ha voluto dire molto di più, sopraffatto dall'emozione. «Che abbia insegnato qualcosa in questo mondo ne dubito», ha concluso con una nota di amarezza.
Paolo Rossi: per me era come un padre
«Per me lui era come un padre, mi ha sempre trattato come un figlio, nel bene e nel male». È così che Paolo Rossi ha voluto ricordare, in una intervista a Sky Sport 24, Enzo Bearzot, il ct della Nazionale italiana di calcio campione del Mondo nel 1982. «Io - ha aggiunto il bomber di Spagna 82 - a lui devo tantissimo, se non tutto, ricordo con gioia quando gli abbiamo fatto fare il giro con la Coppa del Mondo...». Ma per Paolo Rossi, Bearzot non è stato solo un grande allenatore, ma anche «una persona onesta, genuina» che «si contraddistingueva per questi valori». Inoltre, Bearzot era «un uomo di grande cultura amava parlare di arte, di letteratura, di storia. Un allenatore così - ha detto Rossi - oggi non c'è più». Il campione del Mondo ha detto di aver incontrato Bearzot «circa un anno e mezzo fa. Siamo stati insieme un'oretta - ha spiegato - era molto provato dalla malattia, ma amava sempre parlare di calcio, era sofferente ma con voglia ancora di vivere». Alla mia età è la sentenza di una vita
Il Bell'Antonio e quel rigore sbagliato
Antonio Cabrini è un altro del gruppo Bearzot, trascinato con Rossi in azzurro giovanissimo nel 1978 e poi protagonista in Spagna. Ricordi ed emozioni si rincorrono nei pensieri dell'ex juventino: 'Era determinante sotto l'aspetto umano - dice ai microfoni di Sky - soprattutto la maniera di gestire la squadra nei momenti extracalcistici. Lui ha vinto molto ma ha vinto di più nella vita, aveva forgiato un gruppo di persone legate che avrebbero fatto tutto per lui«.