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Questo articolo è stato pubblicato il 22 dicembre 2010 alle ore 06:37.
PARIGI. Dal nostro corrispondente
Lo spazio Schengen sull'abbattimento delle frontiere e la libera circolazione delle persone non verrà esteso a Romania e Bulgaria nel marzo dell'anno prossimo, come invece era stato previsto. I ministri dell'Interno di Francia e Germania, Brice Hortefeux e Thomas de Maizière, hanno infatti inviato ieri una lettera al commissario europeo competente, Cecilia Malmström, sostenendo che questa decisione sarebbe «prematura» alla luce delle carenze che questi due paesi mostrano ancora di avere nel campo della lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata.
Anche se gli esperti dell'U nione europea consegneranno solo a gennaio agli Stati membri il loro rapporto sulla situazione della sicurezza in Romania e Bulgaria, la posizione espressa da Parigi e Berlino blocca di fatto il processo, visto che l'allargamento dello spazio Schengen deve essere stabilito all'unanimità.
D'altronde già all'inizio di dicembre, nel corso di un'audizione parlamentare, il ministro francese agli Affari europei, Laurent Wasquiez, era stato molto chiaro sul tema, anticipando in qualche modo la presa di posizione ufficiale contenuta nella lettera alla Commissione: «Se decidiamo di affidare ad altri Stati il controllo delle nostre frontiere è del tutto legittimo pretendere di avere tutte le garanzie che queste frontiere siano adeguatamente vigilate. E oggi non siamo in questa situazione».
L'iniziativa franco-tedesca si inserisce ovviamente in un contesto di politica interna dei due paesi dove l'opinione pubblica sembra evidenziare una crescente sensibilità per i problemi legati alla sicurezza e all'occupazione. Anche solo l'impressione di un abbassamento della guardia sul controllo e la gestione dei flussi migratori può scatenare delle reazioni difficili da gestire. Soprattutto in Francia, a poco più di un anno dalle elezioni presidenziali.
Proprio la Francia ha deciso di fare un salto di qualità su questo fronte con lo smantellamento di centinaia di campi Rom e l'espulsione di migliaia di persone, in particolare verso la Romania: circa 9mila dall'inizio dell'anno.
Come già in occasione delle spettacolari espulsioni della scorsa estate, anche ieri c'è stata una reazione molto dura da parte di Bucarest. Il presidente rumeno Traian Basescu ha spiegato di ritenere che «la lettera franco-tedesca sia un atto di discriminazione contro la Romania», aggiungendo che il suo Paese «non è disposto ad accettare atteggiamenti discriminatori, neppure da parte degli Stati più potenti dell'Europa».