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Il rosso dell'Inter scende a 69 milioni di euro

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Questo articolo è stato pubblicato il 22 dicembre 2010 alle ore 10:08.

«La società continuerà nella politica del rigore che ha portato al dimezzamento delle perdite nell'ultimo bilancio. Le perdite si ridurranno anche quest'anno», dice al Sole 24 Ore Rinaldo Ghelfi, vicepresidente dell'Inter. Fa effetto sentir parlare di "rigore" da una società di calcio che, nel bilancio della stagione al 30 giugno 2010, conclusa con la vittoria in campionato, Champions League e coppa Italia, dichiara una perdita netta di 69 milioni di euro e ha bisogno costante dell'intervento dell'azionista di controllo, Massimo Moratti, per ricostituire il capitale.

«L'obiettivo è il rispetto del termine previsto dal fair play finanziario dell'Uefa», puntualizza Ghelfi. Per questo la campagna estiva ha già comportato cessioni per 76,3 milioni, in particolare Mario Balotelli, superiori agli investimenti (43,5 milioni).

La perdita al 30 giugno è inferiore rispetto al rosso di 154,42 milioni dell'anno precedente, ma resta "significativa", come annota il revisore Deloitte. È la più alta tra le società di serie A di cui per ora si conoscono i bilanci.

L'Inter ha ridotto il passivo soprattutto col calciomercato, con 72,26 milioni di plusvalenze nette. In particolare la vendita di Zlatan Ibrahimovic al Barcellona nell'estate 2009, per 69,5 milioni di euro, ne ha generati 53,57 di plusvalenza. Nella valutazione è però compresa la cessione dai catalani all'Inter di Samuel Eto'o, per 27,9 milioni: su tale importo i nerazzurri hanno iscritto in bilancio un onere, tra gli ammortamenti, di 5,2 milioni. E lo stesso onere si ripeterà ogni anno fino al giugno 2014. Era stato ceduto anche Jonathan Biabiany al Parma, per 5 milioni (4,94 di plusvalenza), ora in nerazzurro.

Non è stata virtuosa la gestione dei costi del personale. Il costo totale è salito da 205 a 234 milioni di euro (+14,1%) e incide per il 93,4% sul valore della produzione, aumentato da 221,5 a 250,64 (+13,1%), se depurato dalle plusvalenze da calciomercato. «L'aumento dei costi per il personale riflette maggiori costi sostenuti principalmente per premi individuali e collettivi relativi agli obiettivi sportivi raggiunti nella stagione sportiva 2009-2010», afferma la relazione al bilancio. Solo per i tesserati, calciatori e allenatori, l'Inter ha speso 222 milioni (194 nel 2009), di cui 50 milioni di "premi rendimento", raddoppiati.

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Tags Correlati: Barcellona | Deloitte | Inter | Jonathan Biabiany | José Mourinho | Mario Balotelli | Parma (squadra) | Rinaldo Ghelfi | Sport | Uefa | Zlatan Ibrahimovic

 

Nei ricavi, pari a 250,64 milioni (il bilancio ne dichiara 323 milioni includendo però 72,87 milioni di plusvalenze lorde, voce che tutti gli analisti depurano, compresa Deloitte nelle classifiche europee), i diritti tv sono aumentati da 133,5 a 155,89 milioni. Le sponsorizzazioni sono diminuite da 38,5 a 32,25 milioni.

Un contributo positivo è venuto dalla «risoluzione consensuale» del contratto con l'allenatore José Mourinho in giugno: ne derivano proventi straordinari per 16,1 milioni all'Inter.

I debiti lordi sono aumentati da 431,55 a 463 milioni, tra cui 71,3 milioni verso banche (48,3 nel 2009). I debiti sono quattro volte i crediti, aumentati da 66,34 a 115 milioni. Il patrimonio netto al 30 giugno era negativo per 7,36 milioni. Uno squilibrio sottolineato dal revisore, Deloitte.

L'Inter tuttavia paga puntualmente stipendi e imposte e non va in default perché il «socio di riferimento», Moratti, «ha espresso il consueto impegno a supportare anche in futuro (…) economicamente e finanziariamente la società». Così, dopo la ricapitalizzazione da 70 milioni deliberata il 26 ottobre 2009 e attuata entro ottobre 2010, l'assemblea del 28 ottobre scorso ha deliberato un nuovo aumento di capitale per 40 milioni.

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