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Finanza e Mercati In primo piano

La Cina rialza ancora i tassi per frenare l'inflazione e prevenire lo scoppio della bolla immobiliare

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Questo articolo è stato pubblicato il 26 dicembre 2010 alle ore 16:57.

Secondo rialzo dei tassi in Cina nel giro di due mesi, alla vigilia di un 2011 che secondo gli stessi annunci del comitato politico del partito comunista sarà caratterizzato da una politica monetaria «prudente» in sostituzione di quella «moderatamente libera» adottata fin qui. L'annuncio del nuovo rialzo, che segue quello deciso il 19 ottobre scorso, è arrivato il 25 dicembre con un comunicato della Banca del popolo cinese, che ha alzato di 25 punti base sia il parametro di riferimento per i prestiti (ora è al 5,81%) sia quello per i depositi (2,75%).

Wen Jiabao: «Inflazione pericolo concreto»
A motivare la decisione, come ha chiarito lo stesso premier cinese Wen Jabao, sono le fiammate inflazionisitiche che hanno caratterizzato gli ultimi mesi, e che sono un pericolo concreto in un paese ancora caratterizzato da bassi salari. A novembre l'inflazione cinese ha toccato il 5,1%, record negli ultimi 28 mesi, e il 2010 si potrebbe chiudere con un tasso annualizzato al 3,3%, cioè 30 punti base più alto rispetto al 3% previsto dal governo.

I timori di una bolla immobiliare
A preoccupare in particolar modo il governo di Pechino è l'impennata dei prezzi immobiliari, alimentata dall'iniezione massiccia di liquidità garantita negli ultimi due anni per far fronte agli effetti della crisi economica. Inflazione e aumento dei prezzi delle case sono infatti ritenuti estremamente pericolosi, perchè possibile causa di agitazioni sociali e rivendicazioni salariali. In questi mesi Pechino è intervenuta massicciamente anche alzando i coefficienti di riserva obbligatoria detenuti dalle banche.

La stretta monetaria degli ultimi mesi
Il rialzo dei tassi deciso a Natale rappresenta un nuovo capitoli di una strategia che Pechino sta mettendo in pratica da diversi mesi. La banca centrale aveva infatti già optato per un rialzo di un quarto di punto lo scorso 19 ottobre. Decisione presa a circa tre anni dal rialzo precedente (risalente alla fase pre-crisi, cioè al dicembre 2007) e a poche settimane dall'annuncio del comitato politico del partito comunista di voler adottare nel 2011 una politica monetaria «prudente» e non più «moderatamente libera».

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2. «Il mercato ci sta dicendo che qualcosa non va … L'economia cinese rallenterà in ogni caso.

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Tags Correlati: Bank of America | Borsa Valori | Inflazione | Partito Comunista | Pechino | Wen Software

 

Decisione attesa dai mercati
La mossa della banca centrale sarà giudicata domani dai mercati, ma tra gli analisti c'è già chi prevede che sulle Borse internazionali non ci saranno grandi movimenti. La decisione, spiega Bank of America, era attesa e l'effetto sarà «limitato o comunque positivo». La stretta potrebbe infatti preludere anche ad un rafforzamento dello yuan, da sempre auspicato dagli Stati Uniti

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